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Quando dovevo fare il cambio di stagione io mi esaltavo. Voglia di novità, di andare oltre le stagioni, voglia di nuove prospettive, di passione per il nuovo o per l’usato dell’anno prima. “Dovevo” infatti. Da un po’ di tempo il cambio di stagione non lo faccio più. Perché? Emerge chiaro la volontà di voler plasmare una nuova concezione della nostra vita quotidiana attraverso quello che indossiamo. Cambiano le stagioni, cambia la moda, gli stili si evolvono, le scoperte si susseguono e mutano radicalmente le nostre abitudini tanto che noi diventiamo #overseason. Non ci sono più limiti cronologici, né le stagioni di una volta. La velocità della comunicazione, i capi personalizzati, i social e mettiamoci anche i selfie, sono ormai la nostra avanguardia
Non siamo più trendy ma siamo #inconventional e bisogna essere così altrimenti si muore di anonimato.
Niente fa più tendenza. Bisogna davvero reinventarsi, mettersi alla prova per arrivare dove nessuno osa. Gli #outsider sono i nuovi futuristi. Loro stanno ai margini ed osservano. Non fanno il cambio degli armadi perché hanno case al posto degli armadi e vincono a sorpresa con i loro look #aftercool, che in un attimo invadono #Instagram.
Il pigiama in raso di seta che si usa per uscire, le righe che vanno bene con i quadretti, lo diceva anche Einstein, ma oggi non si dice più, perché si fa.
La pelliccia reversibile, i capi maculati, i capi di seta, di chiffon, di pizzo, di tulle con fiocchi e ruches, le borchie, le stelle, i cuori, le giacche di panno, il denim, i bomber di lurex, i trench militari, i chiodi, i piumini colorati, le stampe a fumetto, il tartan, i cappotti over, le paillettes, il glitter, il vinile. Su tutto ci sono fiumi di parole, tutto parla anche i nostri capi. Come si fa a chiudere tutta questa roba in un armadio per ogni stagione? Impossibile. Il potenziale inespresso fa paura, quindi buttatelo fuori! Mescolatevi e mischiatevi. Credere nell’extra ordinario è il nuovo mantra.
E fu così che me ne andai a fare la mia solita colazione nel mio solito bar, indossando, sopra un leggings trefoil Adidas, la felpa in acetato blu e gialla, irrinunciabile e mai banale, appartenuta a mio marito, ex giocatore della Panini Volley dei tempi d’oro negli anni Ottanta. L’apoteosi della bellezza, tanto che nel bar tutti si girarono a guardarmi, forse nel tentativo di recuperare il bello, quello del vintage, quello delle vittorie, quello che fa venire voglia di correre e segnare. Il bello che non ha nostalgia quando lo recuperi dal passato e lo metti un passo avanti al futuro, in una intrigante re-edition. Giuro che non ho accettato la colazione da nessuno!
Angela Pavese - Blogger di Imperfecti.com
Foto credit Ciro Collaro
Redazione Pressa
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