Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
La vittoria di Alberto Fernández al primo turno non è una sorpresa. Si tratta dell'ennesima prova d'amore di un'Argentina stregata dal carisma con cui i peronisti offrono risposte semplici a delle situazioni complesse. Già i sondaggi parlavano chiaro, Macri non avrebbe vinto: la recessione, la svalutazione del peso e un'inflazione di oltre il 57% hanno ucciso le sue pretese alla rielezione.
Sebbene le responsabilità della crisi non possono essere attribuite al presidente uscente, la delusione del mancato miracolo ha spinto il 48,1% degli argentini a votargli contro. Infatti, nel 2015 Macri era stato eletto sotto lo slogan 'cambiemos' che è anche il nome del suo partito ma i requisiti per il cambiamento non erano chiari a tutti. Molti argentini non avrebbero sopportato il rigore delle politiche economiche restrittive e i peronisti avrebbero dato vita a un'intensa campagna di delegittimazione nei confronti dell'ex-presidente del Boca Juniors.
In altre parole, mentre Macri cercava di pareggiare i conti lasciati in rosso dal governo Kichnerista trascurando l'elemento della comunicazione, Kristina Kirchner e l'esercito dei peronisti raccontavano agli argentini un'altra storia nella quale loro erano vittime delle politiche neoliberiste di un imprenditore nell'esecutivo.
Gli anni del Governo Macri potrebbero essere sintetizzati in questo modo: mentre lui ha cercato di gestire l'Argentina come una ditta cercando di fare una gestione 'virtuosa' tagliando alcuni eccessi nella spesa pubblica, i peronisti hanno avuto 4 anni per ripulire la propria immagine puntando sulla scarsa memoria dell'elettorato argentino.
Non stupiamoci se con il ritorno del peronismo vediamo l'archiviazione di alcuni casi che hanno fatto tremare la sponda peronista. Casi come l'imputazione dell'ex presidente Kristina Kirchner accusata di sperperare i soldi degli argentini, l'inchiesta sull'autobomba che ha ucciso il procuratore Nisman e togni sospetto sui finanziamenti illeciti provenienti da Caracas verranno volontariamente lasciati nel dimenticatoio di un potere politico salvato dall'impunità.
In conclusione, la vita politica Argentina resta un misterio buffo in cui vengono eletti gli stessi che fino a ieri erano considerati dei delinquenti. Vero, è un po' come in Italia ma con istituzioni più fragili.
Estefano Tamburrini
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>