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Una volta era SItta il cementificatore, oggi pronto a raccoglierne l'eredità sarebbe il presidente della Regione Bonaccini. Almeno stando alle critiche mosse da Legambiente alla famosa legge regionale che Stefano da Campogalliano vorrebbe approvare entro l'estate e che - nella retorica della giunta regionale - dovrebbe perseguire il saldo zero.
In Emilia-Romagna ci sono 'troppe aree verdi che corrono il rischio di essere coperte dal cemento, nonostante la crisi'. Questa infatti l'allarmata fotografia scattata dal dossier di Legambiente regionale pubblicato oggi, che raccoglie molti casi di terreni 'in procinto di essere urbanizzati, o sotto minaccia di esserlo in breve tempo', per costruire 'infrastrutture per la mobilita', insediamenti terziari, ampliamento di imprese esistenti e, soprattutto, centri commerciali'. Tutte casistiche, ricorda Legambiente, che 'in buona parte non rientrerebbero nei limiti posti alle nuove urbanizzazioni dalla proposta di legge urbanistica di Bonaccini'.
Tra i casi citati dall'associazione ci sono la strada Ti-Bre (Tirreno-Brennero), il progetto di espansione dell'aeroporto di Parma, la bretella Campogalliano-Sassuolo nel modenese, e il progetto di 'urbanizzazione di circa 190 ettari di terreni vergini, in zona costiera', avviato dal Comune ferrarese di Comacchio. Terreni che, ricorda Legambiente, 'sono tra le ultime zone libere della costa, nel Parco del Delta del Po, spesso ricche di specie botaniche protette'. Per quanto riguarda Bologna, invece, l'associazione ambientalista pone l'accento sulle indiscrezioni secondo cui 'ci sarebbe un riacceso interesse per le aree limitrofe alla cittadella del cibo Fico'. Aree 'di proprieta' della Fondazione Carisbo e finora rimaste intatte', e per cui attualmente e' prevista una destinazione 'prevalentemente residenziale', ma su cui alcuni privati vorrebbero costruire, se venisse approvata una variante per destinare l'area ad attivita' commerciali, 'un centro commerciale in grado di garantire oltre 40.
000 metri quadri di superficie di vendita, con multisala', che 'affiancherebbe il centro Meraville, trasformando l'area in enorme polo commerciale'.
Nel dossier, Legambiente sottolinea che la proposta di legge regionale che potrebbe essere approvata a breve 'non pone limiti a buona parte degli interventi edilizi' elencati nel documento. Infatti, spiegano gli ambientalisti, la norma 'in teoria concede un consumo di suolo pari al 3% del territorio gia' urbanizzato, dalla sua entrata in vigore fino al 2050'. Limite che, pero', 'risulta solo virtuale, dato che sono esclusi dal computo del consumo di suolo casistiche come le nuove edificazioni legate ad attivita' economiche esistenti, opere pubbliche e di interesse pubblico, e grandi interventi strategici dal punto di vista economico'. Inoltre, tira dritto Legambiente, 'la legge garantisce ai Comuni un periodo compreso tra cinque e sei anni per trasformare il proprio territorio senza particolari restrizioni'. Tutto questo finira' per aggravare una situazione che per Legambiente e' gia' grave, visto che 'dal 1975 ad oggi il territorio urbanizzato della regione e' piu' che raddoppiato, con oltre 100.000 ettari di campagna 'consumata', e una perdita di produzione agroalimentare sufficiente a sfamare oltre due milioni di persone'. Per questo l'associazione fa sapere che sta lavorando 'per la mobilitazione di tutti i cittadini della nostra regione, sia attraverso azioni di contrasto alla bozza di nuova legge urbanistica regionale, sia attraverso la firma della petizione 'Salva il suolo', per chiedere una direttiva europea che ponga un freno allo sfruttamento del territorio'.