Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
A distanza di quasi 40 anni, un barlume di verità pare affacciarsi nell’intricata vicenda che riguarda la strage di Bologna. Nell’immediatezza della bomba che il 2 agosto distrusse parte della stazione ferroviaria, fu utilizzato un passaporto falso e, come per la cilena Juanita Jaramillo, entrambi furono presentati alla reception dell’hotel Milano Excelsior, davanti al luogo dell’attentato. Questa secondo passaporto contraffatto era nelle mani di una certa Maria Quintana, nata a Bilbao il 5 marzo 1936 e residente in Venezuela.
Maria Quintana soggiornò nell’albergo tra il 31 luglio del 1980 e il 1 agosto; dato di un certo interesse è che le finestre dell’hotel consentono di vedere la sala d’aspetto di Seconda Classe dove esplose la bomba. Il 20 febbraio 1981, il Capo della Polizia Giovanni Rinaldo Coronas comunica al Questore e al Direttore della Criminalpol, per segnalare che il documento è stato alterato “dagli stessi possessori o da altri”.
Naturalmente, l’utilizzo di passaporti falsi è consueto tra i terroristi che non vogliono essere identificati nel momento in cui stanno portando a termine un attentato. Non abbiamo prove che Maria Quintana e Juanita Jaramillo lo siano, ma queste non sono le uniche due persone che attirarono subito l’attenzione degli investigatori: un altro passaporto fu utilizzato all’Hotel Milano Excelsior di Bologna.
Il nucleo Investigazioni Generali Operazioni Speciali dell’Ufficio Centrale del Ministero dell’Interno segnalò anche il nome di una certa Mara Diukè o Djukiè, nata ad Adorsvici, in Iugoslavia, il 17 giugno 1958. Il numero del suo passaporto, esibito alla reception dell’albergo bolognese, era 858295 ed il documento fu rilasciato nel 1979. Da indagini successive risultò che “per quanto riguarda Mara Djukiè non si dispone di alcun altro elemento utile per la sua identificazione”.
Chi sono queste tre donne? Perché utilizzarono dei documenti falsi? Cosa ci facevano nell’ hotel Milano Excelsior, davanti alla Stazione di Bologna e nel giorno dell’attentato? Dove si trovano ora? Sono ancora vive o una di loro è perita nella Sala d’Aspetto della Seconda Classe? La bomba all’interno della valigia era destinata per compiere la strage nella stazione ferroviaria o doveva essere prelevata da altra persona?
Sono tutte domande che non hanno ancora trovato risposta certa, ma abbiamo un dato certo fornito dai servizi segreti: in quelle ore drammatiche a Bologna si trovava anche Thomnas Kram, del gruppo “Carlos”, e Francesco Marra, brigatista rosso che sequestrò il giudice Sossi.
Marra è un personaggio controverso e anche lui dormì nell’albergo di fronte alla stazione la notte prima dell’esplosione. Nel 1981 fu interrogato dalla Digos perché, come gli uomini di Carlos, risultò tra gli ospiti di un albergo vicinissimo la stazione. Nel verbale si legge che era arrivato a Bologna per semplice turismo e in compagnia di una ragazza. Negò sempre la sua appartenenza alle Br e ammise di conoscere solo il fondatore Franceschini. Ma proprio quest’ultimo lo indicò quale componente attivo delle Brigate Rosse e poi come “infiltrato” dei servizi segreti nell’organizzazione.
Altra curiosa coincidenza è che Krista Margot Frohlich, componente di Separat ed ex militante delle cellule rivoluzionarie - arrestata nel giugno del 1982 a Fiumicino con detonatori e 3,5 chili di miccia alla pentrite, uno dei probabili ingredienti della bomba di Bologna - sia la moglie di Sandro Padula, capo colonna romana delle Br dopo l'arresto di Mario Moretti.
Nella catena di coincidenze, esiste un legame tra il gruppo Separat e un altro personaggio della lotta armata rivoluzionaria in Italia. A dirlo fu nel 2005 il parlamentare di Alleanza Nazionale Enzo Fragalà, ucciso in circostanze mai chiarite: «Dai rapporti del Sismi sono emersi collegamenti tra brigatisti rossi ed esponenti del gruppo terroristico di Carlos; a Mohammed El Mansouri (libanese) venivano trovati in tasca, fra l'altro, un biglietto ferroviario internazionale rilasciato dalla stazione di Lubiana per la tratta Roma-Parigi; Mohammad El Mansouri era in contatto con le Farl, le Frazioni Armate Libanesi le quali erano a loro volta in contatto, secondo un memorandum del Sisde del 15 gennaio 1985, con Alessandro Girardi, uomo delle Brigate Rosse all’interno di Separat, considerato dal Sismi in un rapporto del 2 ottobre 1996 come uno dei collegamenti dell'organizzazione (terroristica comunista) di Carlos in Italia».
La suggestione sempre più presente è che la matrice fascista per la strage di Bologna sia alquanto fragile e controversa, alla luce delle indagini successive, e che le responsabilità siano da ricercarsi altrove.
Massimo Carpegna