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Delle due l’una. O Unioncamere e le Camere di Commercio in genere non contano assolutamente una mazza (cosa probabile eh), oppure - se contano - Torreggiani fa pagare all’intero sistema economico artigiano modenese le sue colpe o i suoi «problemi personali» (che, dispiace per lui, ma anche nel secondo caso non si capisce perchè debbano farsene carico gli imprenditori locali). Il suo duplice addio a giugno 2016 da Unioncamere (dalla quale percepiva all’anno 6.675 euro come vice nazionale e 18.468 euro più 103 euro a seduta come presidente emiliano, che si univano ai 65mila più 103 euro a seduta come presidente modenese per un totale di oltre 90mila euro più gettoni che - sempre per Torreggiani - si sommavano anche a oltre 147mila euro da Cna) è costato a Modena qualsiasi tipo di rappresentanza in quell’ente.
Torreggiani non ha trattato nulla, non ha preteso nulla per la sua città e la sua provincia. Se ne è andato e basta e che Modena si arrangi. In fondo è questo il modo in cui si tutelano le «imprese locali». «Attenzione al territorio», «rappresentanza», «difesa di interessi comuni»: solo slogan patetici (e falsi) per celare gli interessi personali dei singoli funzionari di questa o quella associazione di categoria. La crisi della rappresentanza (nelle associazioni, così come nei sindacati e nei partiti) allora nasce da qui. Dal gap tra le dichiarazioni ufficiali e le lunghissime telefonate per spartirsi la poltroncina, tra i tagli del nastro e i sorrisi e gli accoltellamenti e le calunnie vicendevoli frutto di una unica esigenza: ottenere potere personale e conseguenti benefit economici. Qualsiasi cosa significhi comandare, indipendente da quello che significa comandare.
Dimenticando anche le più minime responsabilità che il potere comporta.
Funziona così nel mondo della rappresentanza (dove gli imprenditori vivono economicamente grazie agli incarichi in associazione e non in quanto imprenditori, lo dimostrano ad esempio a Modena i compensi minimi che ottengano dalle loro imprese Vecchi, Fini e lo stesso Torreggiani-imprenditore titolare dell’Elvira) e in quello della politica (tutta la politica dal Pd, passando per il vecchio centrodestra fino al ‘nuovo’ 5 Stelle). E forse è sempre funzionato così, ma almeno una volta c’e ra uno straccio (a volte anche un arazzo) di ideologia (sì, ideologia) che faceva da sfondo, conteneva le smanie di ciascuno. Mentre ora , con partiti senza idee, restano solo le smanie. E il peggio dell’animo umano può esprimersi a briglia sciolta. Mavia, poi non è così grave. Tornando all’ente camerale e a Unioncamere forse davvero è un sistema inutile (lo dimostra ad esempio il fatto che Unioncamere nemmeno diede notizia ufficiale dell’addio di Torreggiani, mentre oggi comunica i suoi successori). E allora se è inutile l’assenza di Modena non peserà nulla. Dicono che - finchè non verrà abolita (cosa che non avverrà mai) - la Camera di Commercio serve a spartire qualche risorsa? Beh, Modena mica ne ha bisogno di risorse.
Qui le imprese ce la fanno da sole!
Redazione Pressa
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