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Così il sindaco a Luglio 2016:
Egregio direttore, smontare il suo teorema sarebbe un’impresa impossibile. Secondo lei a Modena ci sarebbe un sistema di potere economico e politico autoreferenziale ed esclusivo, di cui io sarei, se non la guida, almeno il garante. Ho scoperto dai suoi articoli che sarei addirittura il regista occulto di tutti i movimenti interni a gran parte di imprese, enti e associazioni rappresentative, dall'edilizia, al credito, allo sport, alla Camera di Commercio, dai privati alle cooperative, dai bianchi ai rossi. E chi più ne ha più ne metta. Proverò, almeno su un punto, a descrivere a lei e ai suoi lettori una realtà molto diversa. Mi riferisco agli appalti delle opere pubbliche, il canale attraverso il quale dovrebbero passare gli scambi di favore, la chiave di volta per sostenere il sistema.
Innanzitutto lei dovrebbe sapere che io non mi occupo di bandi, gare e assegnazione di lavori. Non me ne occupo per la semplice e stringente ragione che non posso (e sono ben contento che sia così). La legge infatti affida la gestione delle procedure e dei fondi ai dirigenti, distinguendo nettamente le responsabilità politiche da quelle tecniche. Per cui, o i dirigenti sono complici e succubi del potere politico, a loro rischio e pericolo, oppure le illazioni non hanno fondamento e siamo di fronte all'abuso di pregiudizi e sospetti. Mi rendo conto però che, in questo clima politico e giornalistico, il semplice richiamo alle norme e al funzionamento della macchina pubblica non basta. Vediamo allora i numeri. Da metà 2014 a metà 2016, la Provincia ha assegnato 18 opere per un totale 20,7 milioni di euro. Hanno vinto 15 imprese diverse.
Una sola è un'impresa cooperativa. In Comune a Modena, da metà 2014 a fine 2015, abbiamo assegnato con procedure di gara 49 interventi per 15,7 milioni. Hanno vinto 35 imprese diverse. Le cooperative sono state 7, per un valore complessivo dei lavori di 3,3 milioni. A cottimo fiduciario sono stati assegnati 36 lavori a 19 ditte differenti, per un valore di 3,4 milioni. Nel 2015 gli investimenti avviati sono stati in realtà pari a 35 milioni, solo che una parte arriva a termine gara e assegnazione nel 2016. Tuttavia mi pare che questi dati siano comunque significativi e che non si possano trarre conclusioni su privilegi per imprese particolari o per il mondo cooperativo (a meno che non si sostenga che invece ci sarebbero imprese da escludere pregiudizialmente, a prescindere dalle leggi). Va da sé che anche i futuri lavori dei principali interventi di competenza comunale (ivi inclusi quelli all’interno del progetto culturale Sant’Ago s ti n o /Palazzo dei Musei/ex Ospedale Estense) seguiranno le stesse regole di trasparenza e imparzialità. In conclusione, sarebbe ora di girare pagina e di spostare l'attenzione delle imprese, delle associazioni e dell'opinione pubblica sul vero problema e cioè sul calo inaccettabile degli investimenti pubblici che abbiamo subito in questi anni. Se il paese vuole ripartire davvero, questo problema va risolto, tenendo conto che storicamente i Comuni sono gli enti che spendono meglio e più in fretta e che solo così potremo dare valore al territorio e basi solide allo sviluppo.
Gian Carlo Muzzarelli - sindaco di Modena
RISPOSTA
Caro sindaco, la ringrazio sinceramente del suo intervento e della articolata risposta. Sarebbe interessante e opportuno replicare ad alcune sue affermazioni (ovviamente non quelle relative ai numeri ai quali credo a prescindere), ma penso sia più corretto lasciare ai lettori la possibilità di farsi una opinione in modo autonomo. Solo un aspetto vorrei ribadire, al quale lei ha fatto lieve accenno nella breve premessa. Ed è il rapporto CCC-Carimonte. Sì, io penso che a Modena ci sia «un sistema di potere economico e politico autoreferenziale ed esclusivo ». Lo penso e, indipendentemente dalla stima nei suoi riguardi, penso anche che lei abbia gioco-forza un ruolo importante in questo «sistema». Ecco, è per questo che mi permetto di ribadirle solo una domanda. Le pare normale che il presidente di Carimonte, nominato dalla Fondazione Crmo (e lei, nelle nomine di Carimonte, non ha un ruolo neutro, avendo nominato gran parte del cdi della Fondazione Crmo) sia la stessa persona (Domenico Trombone) che presiede la CCC (sulla strada della liquidazione), azienda che ha vinto l’appalto milionario per il Sant’Agostino? Sorvolo, come detto, sugli altri potenziali conflitti di interesse che ho elencato ieri e che, non tutti, la riguardano, ma questa domanda la ribadisco, perchè credo sia estremamente importante. Il doppio ruolo di Trombone per lei è normale o no? Mi scuso per quella che può apparire impertinenza. Ancora grazie per la sua risposta.
Leo
LA CONTROREPLICA: 'NON ESISTE UN SISTEMA MODENA: DIFENDO TROMBONE'
Caro direttore, la sua replica mi conferma che contestare la tesi apodittica (e sempre di moda) del sistema è impresa vana. Mi limito solo a chiederle di spiegare a me e ai suoi lettori chi sarebbero gli «esclusi». Immagino che se gli «inclusi» sono i miei amici, gli «esclusi» dovrebbero essere i miei nemici, nel qual caso l’elenco sarebbe di grande interesse, prima di tutto per me. Ciò premesso, non intendo schivare la sua domanda, che non è affatto impertinente e che anzi mi consente di fornire a lei e ai cittadini le informazioni necessarie a formare un’opinione. Conosco e stimo il dottor Trombone che, le assicuro, non ha bisogno dei miei buoni uffici per ricevere incarichi adeguati alla sua professionalità e alla sua deontologia. Ritengo che abbia i titoli e l’esperienza per far parte del Consiglio di Carimonte, ma la sua nomina non è dipesa da me, né direttamente né indirettamente. Non direttamente, perché non sono in alcun modo intervenuto a violare l’autonomia degli organi della Fondazione. E nemmeno indirettamente, perché non ho condizionato le nomine in Fondazione alla spartizione di incarichi, come invece lei lascia intendere, senza alcun riscontro. Veniamo al presunto conflitto di interessi. Per quanto ne so, perché anche in questo caso non mi sono occupato di procedure di alcun genere, al momento della gara della Fondazione e della scelta dell’impresa per i lavori del Sant’Agostino, il dottor Trombone non aveva alcun ruolo all’interno del CCC. E’ diventato presidente il 23 marzo 2016 (molto dopo quindi) e il 4 aprile il CCC ha ceduto in affitto il ramo d’azienda delle costruzioni al Consorzio Integra, ivi compreso il contratto non ancora firmato del Sant’Agostino. Da allora il CCC non ha più titolo per partecipare a gare ed eseguire lavori. Dunque, se la sua preoccupazione è che in futuro il CCC possa ricevere trattamenti di “riguardo” da parte di FCRM o Comune, mi pare che possa dormire sonni tranquilli. E in ogni caso, come le ho anticipato ieri, i futuri e auspicabili interventi nel Palazzo dei Musei e nell’ex Ospedale Estense saranno assegnati con nuove procedure, regolari e trasparenti.
Gian Carlo Muzzarelli - sindaco di Modena
RISPOSTA FINALE
Caro sindaco, rinnovo il ringraziamento per la sua disponibilità al confronto e per avere scelto le colonne del nostro quotidiano (che ha affrontato, unico a Modena, la questione conflitto di interessi, cooperative e appalti) per esporre le sue idee. E spero la cosa possa ripetersi in futuro e ospitare di nuovo suoi contributi. La ringrazio anche per la puntualità con la quale ha risposto alla domanda che le avevo rivolto ieri sul ruolo di Domenico Livio Trombone. I fatti sono esattamente quelli che lei descrive, del resto non c’è certo bisogno di una mia conferma su questo. Lo dico solamente per sottolineare che - nello stesso modo - li abbiamo riportati nei giorni scorsi (compreso il passaggio sulla newco Integra). Il mio giudizio finale circa l’opportunità del doppio ruolo di Trombone stesso è diametralmente opposto al suo, ma, come giustamente afferma, starà ai lettori formarsi una opinione. Opinione che sarà più completa proprio grazie a questo suo nuovo contributo. Per questo, proprio per evitare di influenzare i lettori, vorrei tanto evitare ogni ulteriore commento puntuale a questa sua lettera. Sul «sistema» e sulla sua influenza nelle nomine di competenza Fondazione la pensiamo diversamente (cosa oggettiva invece è la sua nomina diretta di parte del cdi della Fondazione stessa, cosa ufficiale) ed è inutile puntualizzare ulteriormente. Mi permetto però queste righe per rispondere a mia volta - per pura correttezza - alla domanda che lei mi pone. Lo so che contraddico il desiderio appena espresso di non commentare ulteriormente, ma lei mi chiede di «spiegare a lei e ai lettori chi sarebbero gli esclusi». Ecco, io non ne faccio una cosa personale di suoi amici o nemici. Non è questa la categoria di riferimento. Io, per esempio, ho amici che la pensano all’opposto rispetto a me. E sono i più cari. Nulla di personale dunque. Di più, non penso lei sia il fulcro del «sistema», la mente o che tutto dipenda da lei. Assolutamente. Penso solo ne faccia parte. Come altri attori. Al pari di altri attori pubblici, istituzionali e più o meno visibili. Non ci sono «boss» insomma, mi passi il termine. Per la precisione penso che il «sistema» che lega il centrosinistra e il mondo coop (del resto lei stesso affermò che i finanziamenti alla sua campagna elettorale arrivarono da «imprese cooperative, con cui non certo da oggi condividiamo ideali e passione») tenda ad escludere più o meno direttamente una larga fetta di imprese. Non si tratta di «nemici». Semplicemente di realtà che non condividono, per usare le sue parole, «ideali e passioni». Tutto qua. Poi, certo, starebbe alle singole realtà raccontare la propria «esclusione», ma per mille motivi capisco si preferisca non denunciare pubblicamente la cosa. E va beh. Questo «sistema» vale, a mio avviso, nell’edilizia, così sgombriamo subito il campo su eventuali conflitti di questa testata, nel welfare, nella grande distribuzione (pensi alla pervicacia con cui si è impedito per anni a Esselunga di costruire all’ex Consorzio o alla attuale riqualificazione dell’Errenord pagata in parte dalla Coop che così si lega a doppio filo col Comune), nel mondo degli uffici di comunicazione (per citare una realtà marginale, ma che conosco) e nell’editoria (pensi i legami tra amministrazione comunale e Trc edita da Coop Estense, oggi Alleanza 3.0 e il modo in cui l’editore della stessa emittente, di fatto l’allora presidente Mario Zucchelli, decise di oscurare con le sue telecamere i politici, da Emilio Sabattini a Giuseppe Schena passando per F rancesco Ori e Davide Baruffi, pur tutti del Pd, che permisero ad Esselunga di sbarcare ad Appalto di Soliera. Una censura che può facilmente verificare dai diretti interessati. Vale ancora). Vede, questo è il «sistema» a cui faccio riferimento e che lei oggi chiama «tesi apodittica» e che ieri ha definito come un mio «teorema» (mai invece ho detto o pensato che lei ne sarebbe il «garante»). Ecco, caro sindaco, io credo di averle risposto in completa onestà, in un contesto di libertà editoriale per il quale devo solo dire grazie e, mi permetta, anche se non c’entra nulla, rischiando qualcosa. Pagando, direi, qualcosa, soprattutto per l’ultimo aspetto elencato. Ma non è davvero importante per me personalmente, mi creda. E’ solo un peccato. Una onestà che spero solamente possa compensare l’impertinenza (perchè tale è e avrei voluto evitare) con la quale continuo questo dibattito. Grazie ancora.
Leo