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Il mondo del fratello di Giuditta Pini

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'Senza casa, divieti e manganelli sono l'arma di chi è in difficoltà'


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Così il fratello della parlamentare Giuditta Pini a maggio 2016:

Gentile direttore, la ringrazio per avermi dato la possibilità di esprimere alcune considerazioni dalle colonne del suo quotidiano sullo stato di salute della vita democratica cittadina, messo in evidenza dai fatti legati agli sgomberi di Bonacorsa, Carteria e Sant'Eufemia. Come si è arrivati ad una situazione del genere? Come si è formata una simile spaccatura in seno alla città? Credo che queste cose accadano quando l'amministrazione delega la soluzione dei problemi sociali a questura e magistratura. È molto più facile ed appagante organizzare concerti e notti bianche, che occuparsi dei senza casa. Che se ne occupi la celere. Quando le istituzioni negano ogni possibilità non solo di dialogo, ma di agibilità politica alle opposizioni, è inevitabile che si arrivi al muro contro muro. Le occupazioni arrivano quando non restano alternative, il conflitto scoppia quando tutte le altre strade vengono sbarrate.

È pura ipocrisia, a cose avvenute, fingersi stupiti o amareggiati. Il sindaco afferma che le proposte avanzate erano “irricevibili, illegali ed ingiuste”, per questo è stato interrotto il dialogo. Eppure la proposta, a costo zero, era quella di avere in comodato d'uso per quattro anni uno dei tanti stabili abbandonati del Comune, dove gli inquilini avrebbero abitato facendosi carico dei lavori di ristrutturazione: credo si chiami co-housing, forse in inglese suona meglio. Quando si tratta del futuro di decine di nuclei familiari non bastano un paio di incontri frettolosi per avere un dialogo, occorre pazienza e capacità di ascolto, oltre che la volontà di risolvere i problemi. Purtroppo quanto accaduto non è un caso isolato, ma la regola dissennata di un governo privo di legittimazione. Non prendiamoci in giro: dall'insediamento del governo Renzi-Alfano sgomberi, cariche e criminalizzazione di lavoratori, studenti, precari, migranti sono all'ordine del giorno.

Non c'è contestazione, anche blanda, che non si lasci alle spalle feriti ed arresti. Basta guardare alla cronaca. Il dissenso è proibito: qualsiasi critica, interna od esterna, va punita duramente. Oggi a Modena tocca al Guernica, peggio per loro – si dice. Tocca ai sindacati di base, agli studenti. Chi se ne frega. Ma domani? Quando scioperi e proteste diventano “interruzione di pubblico servizio”, dunque illegali, a chi toccherà? Alla Fiom? Agli insegnanti? O forse all'ANPI? Appoggiare pubblicamente chi si trova oggi sotto attacco significa porre un freno a questa pericolosa deriva. Un aspetto che hanno ben compreso le centinaia di modenesi che hanno sfilato sabato 14 maggio insieme al Guernica e agli ex occupanti, nonostante la manifestazione fosse stata vietata su richiesta di sindaco e prefetto. Non bisogna lasciarsi intimidire: divieti e manganelli sono l'arma di chi è in difficoltà, di chi ormai non gode più della legittimazione popolare, ma solo dell'appoggio di affaristi e benpensanti (di destra o di sinistra, come preferite). Si possono condividere o meno metodi ed obiettivi, ma non ignorare i problemi, o fare finta che non esistano, specialmente quando si parla di dignità e libertà d'espressione.

(Marcello Pini)


Redazione Pressa
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