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Una volta la sinistra era quella che si batteva per la redistribuzione della ricchezza.
Che usava le categorie del ‘padrone ’ e dell’ ‘operaio’ per spiegare le disparità esistenti nel mondo del lavoro. C he il tema della ‘sicurezza’ non lo affrontava con pistole, giubbotti antiproiettile e sindaci sceriffi, ma puntando su welfare e integrazione. Almeno a parole. Che per le divise in quanto tali - giusto o sbagliato che fosse - aveva una avversione malcelata. Che si guardava bene dall’aggiungere ‘molesti’ di fianco alla parole mendicanti e che pensava allo straniero come opportunità e non come spauracchio dal quale difendersi. Che se ne fregava delle accuse insensate di ‘buonismo’. La sinistra, magari banalizzando, magari con qualche luogo comune di troppo, era questa roba qua.
E oggi? Fallite le grandi battaglie, morte le utopie, derisi gli ideali, la sinistra si vergogna della propria vecchia identità, incensa le multinazionali e rincorre sui temi economici e di sicurezza la Lega Nord e l’intoccabile e santificato ‘libero mercato’ (al netto de gli ormai marginalizzati nostalgici comunisti). Una sinistra che continua a definirsi tale solo perchè non può per decenza chiamarsi destra.
Così, senza più alcuna identità ideale, cosa è rimasto alla ‘sinistra ’ per coltivare un minimo senso di appartenenza? Le battaglie sui ‘temi sensibili’, sui ‘diritti civili’. Quelle sì. Su quelle si gioca facile. Che tanto riguardano parti minoritarie della società perchè la società nel complesso non la si guarda nemmeno più. E ci si volta altrove. Si organizzano sfilate di gay da fumetto con rossetti e baci tra barbe e baffi, da contrapporre alla famiglia da Mulino Bianco con sorrisi e bimbi pieni di sole, ed è fatta.
Passa tutto, si dimentica tutto il resto. La stessa sinistra che meno di 50 anni fa mise in croce Togliatti per la sua decisione di lasciare la famiglia per la compagna Iotti, che derideva gli omosessuali e, anzi, faceva dell’unione uomo-donna un punto fermo, si trova improvvisamente a farsi paladina delle storiche battaglie radicali: su tutti i matrimoni e le adozioni gay. Ma anche l’eutanasia, passando per le droghe leggere. Una sinistra unita sui diritti dei singoli perchè ormai ha rinunciato a una qualsivoglia visione di società. Arroccata a difendere apparenti posizioni di libertà, di diritti, sulla vita e sulla morte. A prescindere. Con la stessa mancanza di delicatezza e profondità che caratterizza le più grezze battaglie omofobe dell’ala ultracattolica, a Modena quella ben rappresentata dalla Santoro. Ad esempio. Una sinistra che si vanta di legiferare con l’accetta sul dubbio, sulla ricerca, sul travaglio, sulla palude e sul dolore individuale.
Fingendo di dare ad esso un senso. Per legge.