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«Enza Rando è la donna che, giovane vicesindaca della sua Niscemi, dormiva nelle scuole della città sfidando i mafiosi che di notte le vandalizzavano per impedirne l'apertura. Enza ci ha insegnato il rispetto per le persone e per le istituzioni, quando a Niscemi ha ospitato la Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, il 21 marzo 1997. Enza ha sostenuto e accompagnato Ninetta durante il processo contro gli assassini di suo figlio Pierantonio Sandri. Enza ha testimoniato al processo contro Carlo Cosco e i suoi complici, condannati per l'omicidio di Lea Garofalo. Enza ha sostenuto Denise, figlia di Lea, nello stesso iter processuale, fino alla conferma delle condanne in Cassazione. Enza, avvocato, ha ottenuto l'ammissione di Libera come parte civile nei processi di mafia, insegnando a tutti l'importanza di presenziare ai processi per presidiare legalità e giustizia.
Enza mette quotidianamente a disposizione le sue competenze per la protezione delle donne di 'ndrangheta che, sull'esempio di Lea, abbandonano il mondo della criminalità. Enza viaggia in continuazione da nord a sud per rappresentare Libera, e non solo Libera, nei processi contro il crimine organizzato. Enza, i mafiosi, i camorristi, gli 'ndranghetisti, siano essi sedicenti persone normali, o imprenditori, o politici, li guarda in faccia tutti i giorni nei processi. Chi, ignorando tutto ciò, attacca Enza Rando con accuse tanto assurde quanto grossolane, si colloca oggettivamente al fianco delle mafie». Così in una nota, che riportiamo integralmente il referente provinciale di Libera Modena Maurizio Piccinini replicò il 18 agosto 2016 al nostro servizio del giorno prima sulle contraddizioni interne a Libera e sulle consulenze targate Pd affidate alla responsabile dell’ufficio legale dell’associazione di don Ciotti, la modenese Enza Rando (membro cda della Fondazione Crmo e consulente della Regione di Stefano Bonaccini).
Parole che fanno il paio con quelle del senatore modenese Pd Stefano Vaccari , membro - come detto - della commissione Antimafia presieduta da Rosy Bindi. «Vedo, con rammarico, che anche un quotidiano locale si accoda a una campagna mediatica nazionale che, in maniera strisciante, mira a insinuare dubbi su una delle associazioni simbolo della lotta alle mafie: Libera Contro le Mafie - afferma Vaccari -. E lo fa, affastellando dati (peraltro tutti perfettamente trasparenti) sulla carriera professionale del suo volto modenese più conosciuto, l’av vocato Enza Rando. Anche io, per l’esperienza acquisita in questi anni di lavoro in Commissione Antimafia, mi sento di aggiungere alcune considerazioni a quelle elencate nell’ar ticolo di Prima Pagina Modena. L'assoluta autonomia di Libera è sempre stato un punto di forza dell’associa - zione. Un’autonomia rivendicata anche nei confronti di partiti, come il Pd, o movimenti, come quello cooperativo, che pure in tema di lotta alle mafie si muovono partendo da presupposti similari. Libera, infatti, non ha mai evitato di esprimere giudizi, critiche e valutazioni negative sull’azione di amministratori e imprese cooperative, quando, naturalmente, c’erano ragioni oggettive per farlo. Le scelte che Pd, Istituzioni o Legacoop possono aver fatto a sostegno di Libera non ne pregiudicano, né ne hanno mai pregiudicato, la completa autonomia. Come detto, siamo di fronte a un attacco a Libera, che è nazionale e che, da diversi mesi, è teso a mettere in dubbio la sua credibilità, a partire da alcuni casi di cooperative di gestione di beni confiscati alle mafie, coinvolte in indagini antimafia. Salvo poi scoprire che, ad esempio, a Ostia, chi ha attaccato Libera per la gestione di uno stabilimento balneare, erano esponenti di famiglie poi condannati in primo grado per associazione mafiosa. Posso, però, confermare come la relazione ampia e puntuale di Don Luigi Ciotti, in Commissione Antimafia, abbia testimoniato la storia di 20 anni di impegno coraggioso, di attività pulita e onesta e di importanti risultati ottenuti, a livello nazionale e nei territori a più forte presenza mafiosa». «Voglio dire di più: insinuare il dubbio nell’opinione pubblica su Libera Modena, a partire dal ruolo che gioca un suo esponente di spicco per le competenze ed esperienze acquisite in tanti anni di attività professionale, è fare il gioco delle mafie, indicando i nemici e accreditandosi come loro amici - afferma Vaccari -. Io credo che Enza e Libera debbano rispondere, come sempre hanno fatto, con le loro condotte e i loro progetti di educazione alla legalità e di coinvolgimento di tanti giovani nel recupero di beni confiscati. Mi fa rabbrividire come si possono sentire forti le mafie in questo momento. E penso ad Enza, dentro le aule di giustizia, e a come possa avvertire tutto questo».
LA RISPOSTA
A Piccinini, responsabile modenese di Libera, che afferma che con la nostra inchiesta sull’associazione di don Ciotti, il cui volto modenese, e non solo, è quello di Enza Rando, ci «collochiamo oggettivamente al fianco delle mafie» verrebbe da rispondere in modo poco garbato. Così pure verrebbe da deporre lo stile sobrio (che tutti ci riconoscono con plausi e abbracci) nel replicare al senatore Vaccari (quello al quale l’ex presidente Italferr Burchi disse «fai degli emendamenti sulle autostrade senza parlare con i tuoi amici che se ne intendono, giovanotto?»), Vaccari che sostiene di «rabbrividire » pensando come possano «sentirsi forti le mafie» dopo il nostro servizio. Ma non vale mica la pena arrabbiarsi. Con placida cortesia rispondiamo solo che prima di dare del filo- mafioso a qualcuno (sia giornalista, deputato, bidello, medico...) bisogna pensarci bene. Soprattutto se si è referenti di una roba che si chiama «Libera» o se si siede in commissione Antimafia. Non va mica bene. Personalmente «oggettivamente » non «mi verrebbe da collocarmi al fianco delle mafie», anche se è vero che non si sa mai chi ti siede di fianco. Metti ad esempio che, in un paesello come Bastiglia, vivesse Raffaele Diana, detto Rafilotto, proprio a cento metri da casa tua... E scopri che le mafie sono al tuo fianco veramente. Può capitare eh. Ma non credo Piccinini intendesse una questione di vicinato e di liti per l’altezza della siepe. E quanto al rabbrividire sono davvero invidioso di Vaccari: purtroppo ho ben altri brividi. Detto questo, noi non ci offendiamo mica e non quereliamo nessuno. Siamo belli e simpatici. Noi. Noi sottolineiamo solo come la reazione di Libera e del capo modenese del Pd (questo è Vaccari attraverso la Bursi) al nostro documentato servizio su Libera (se abbiamo scritto falsità siamo pronti a correggere ovviamente, ma non ci risultano) dimostrino che Libera non è liberamente criticabile. Neppure costruttivamente, neppure tutelando, anche a prescindere, la figura di don Ciotti (pur attaccata frontalmente dal figlio di Pio La Torre, non dal nipote di Rauti), neppure sottolineando e difendendo (come abbiamo fatto) i tanti giovani che vedono in quell’associazione un faro. Libera non si tocca e chi lo fa, chi critica (anche dall’interno, vedi l’ex referente regionale abruzzese Angelo Venti, ben noto alla Rando, costretto alle dimissioni) o vien cacciato, o screditato (‘grillino’, ‘invasato’, ‘antisistema’, ‘peripatetica’...) o si becca del filo-mafioso. Benissimo, ma noi - pressioni o non pressioni - ribadiamo ancora i problemi già sottolineati fermando lo sguardo a Modena, senza rimarcare i nodi nazionali (dai finanziamenti Unipol ai presunti conflitti di interesse dell’attuale direttore di Libera). E il primo problema è quello dell’opportunità. L’opportunità ad esempio che la responsabile dell’ufficio legale Enza Rando abbia incarichi diretti, faccia corsi per amministratori Pd e accetti consulenze dalle stesse istituzioni sulle quali, attraverso Libera, dovrebbe vigilare, soprattutto in questa fase post-sisma e ricostruzione (al netto dell’inchiesta cemento-farlocco). Nessun attacco personale alla Rando, come Piccinini e Vaccari vogliono insinuare. Abbiamo solo elencato gli incarichi (dalla Regione di Stefano Bonaccini alla Fondazione Crmo, passando per le consulenze del suo studio) e sollevato una questione di opportunità. Libera non è una disgrazia, ma un patrimonio antimafia prezioso per il Paese. Ecco. Voler analizzare questioni di opportunità non significa certo demonizzare l’associazione di don Ciotti, bensì prendere atto di quanto sia cresciuta e di come sia necessario tutelarla. E’ evidente come la politica modenese ed emiliana, soprattutto quella di Governo, sia andata ben oltre il semplice «tirare la giacchetta» Libera, annettendola in un percorso di legalità intriso di consulenze e progetti dove si fa fatica a distinguere il Pd dall'Associazione. Una commistione di interessi e ruoli che risulta pericolosa e penalizzante per Libera e per chi, fuori e dentro l’associazione, pensa l’indipendenza sia il primo valore di garanzia. Tutto questo mentre la politica sceglie Libera per riempire i suoi vuoti e guarda al patrimonio associativo come a un’utile foglia di fico per coprire le sue «vergogne» fatte di logora retorica legalitaria. Lo ribadiamo: i vertici di Libera dovrebbero ora più che mai guardarsi bene da questa politica e smarcare con più fermezza l’associazione e il suo patrimonio di testimonianze, conoscenze e azioni contro le mafie, dall’azione di Governo. Più Libera cresce e più l’esigen - za di indipendenza è vitale per la sua credibilità. Per questo è giusto sollevare la questione di opportunità anche per l'avvocato Enza Rando, qui a Modena vero volto di Libera. Il fatto che il numero due di Libera a livello nazionale sia consigliere della Fondazione Crmo, consulente del presidente regionale Bonaccini per la stesura del Testo unico sulla Legalità, che con il suo studio sia consulente legale di numerosi Comuni e municipalizzate, a guida Pd e che fra i suoi stessi partner professionali ci sia proprio il responsabile della legalità del Pd modenese rende la questione più che pertinente. Con il processo Aemilia abbiamo visto come il crimine organizzato sia capace di infiltrare intere collettività e sistemi produttivi e come in certi casi sia stato capace di condizionare anche i referenti politici insinuandosi nelle giunte e nei processi amministrativi di interi territori. Per questo Libera deve rimanere tale e per questo forse per l’avvocato Rando, a cui tanto deve l’associazione, si impone una scelta. Di opportunità. Proseguire con fermezza e tenacia la sua azione da responsabile legale nazionale di Libera rinunciando alle consulenze a enti pubblici. Oppure proseguire in toto l’attività professionale col suo studio legale e dire addio al ruolo di vertice in Libera. Questo senza nulla togliere alla storia personale di Enza Rando che Piccinini ricorda nei dettagli. E che nessuno, anche chi viveva a due passi da Rafilotto, ha mai contestato.
Leo