Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
“Il Governo del cambiamento, su Scuola e Università, si muove con le stesse logiche dei vecchi governi di centrodestra, ovvero con tagli e congelamenti di fondi. I freddi numeri sono più trasparenti del solito racconto onirico filtrato dalla maggioranza: il capitolo Istruzione si riduce, a legislazione vigente, di 4 miliardi nel triennio, cioè di circa il 10%. Si passa da 48,3 a 44,4 miliardi nel giro di tre anni, con una riduzione delle risorse sia per l’istruzione primaria (da 29,4 a 27,1 miliardi di euro) che per quella secondaria (da 15,3 a 14,1 miliardi)'.
A tracciare il punto sui risvolti della manovra finanziaria del governo appena approvata sono le responsabili Scuola e Università nelle Segreterie provinciale e cittadina del Pd modenese Manuela Ghizzoni e Grazia Baracchi.
'A determinare la flessione contribuisce in modo decisivo la riduzione dei fondi per gli insegnanti di sostegno, un miliardo nel ciclo primario, 300 milioni in quello secondario. Detto più chiaramente: un miliardo e 300 milioni tolti agli studenti disabili. Nell’Università i tagli sono più camuffati, ma altrettanto deleteri. A fronte di emendamenti che sembrano promettere nuovi fondi, vengono introdotti contemporanei congelamenti di risorse che peseranno sugli studenti e sugli Atenei meno ricchi.
Il diritto allo studio - affermano Ghizzoni e Baracchi - è forse il caso più eclatante. In 5 anni di governi a guida Pd i fondi per il sostegno al diritto allo studio sono aumentati del 57% in maniera stabile: da 149,2 milioni nel 2013 a 234,2% nel 2018.
In meno di tre mesi di discussione (si fa per dire…) sulla manovra di bilancio con un emendamento sono stati stanziati 10 milioni di euro in più (solo per il 2019 e quindi non risorse stabili) ma, in contemporanea, sono stati congelati al Ministero dell’Istruzione 100 milioni di euro, di cui 30 proprio relativi al diritto allo studio. Risultato reale: 20 milioni di euro in meno.
Stessa identica partita di giro per quanto riguarda le assunzioni: da una parte si dispone l’assunzione di mille ricercatori di tipo B (misura, tra l’altro, identica a quella contenuta nell’ultima legge di bilancio targata Pd, bollata allora da chi ora è in maggioranza come insufficiente), ma poi si congelano fino al 1° dicembre tutti gli ingressi dell’altro personale (un blocco del 100% ben peggiore da quello originariamente previsto nel 2008 nel famigerato blocco del personale targato Gelmini). Per i ricercatori vengono stanziati 20 milioni nel 2019 e 58 milioni nel 2020, ma, nel contempo, i 22 milioni per il 2019 e i 70 milioni per il 2020 già a disposizione del Ministero per l’istituzione delle cosiddette “cattedre Natta” vengono cancellati e rimandati al Ministero delle Finanze.
Tutta la manovra è pensata per fare cassa in modo da accontentare l’elettorato gialloverde che si aspetta il reddito di cittadinanza e Quota 100 (peraltro molto depotenziati rispetto alle promesse). Anche un settore decisivo per il futuro del nostro Paese, come quello della formazione dei giovani, viene sacrificato sull’altare delle misure bandiera di un governo in perenne campagna elettorale”
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>