Muzzarelli e la regola aurea della normalizzazione

Un sindaco che non ama moltissimo le voci dissonanti


Tu chiamala se vuoi... Normalizzazione. Muzzarelli sindaco, presidente della provincia, presidente della Ctss, membro dell’Anci e dell’Upi, maggiore azionista di Amo e di Seta e presidente Hsst non ama moltissimo le voci dissonanti. Diciamo meglio. Le ama, sì, ma fino a quando stonano come vuole lui. Il sindacato dei vigili protesta per la gestione del comandante Chiari? Muzzarelli invita, sobriamente, i vigili (i singoli vigili) ad andarsene. L’opposizione interna (leggi Maletti) preme troppo? Il sindaco spinge l’(ex) «sorella» a lasciare il suo posto in Provincia. Un parlamentare Pd, Matteo Richetti, critica partito e giunta? Giancarlo se la cava con un «dare aria ai denti». L’assessore Caporioni si lamenta? La si porta all’esasperazione, alle dimissioni e poi si lascia pure intendere che non è equilibrata. Lei... E via che si nomina il primo Bosi che passa. Contenta Sel, contenti tutti.
Sitta accusa la giunta di non aver alcun piano urbanistico? Beh... Sitta è ancora troppo forte e allora è meglio tacere. Il presidente della Fondazione Landi non si allinea? Si aspetta che se ne vada e si mette un imprenditore impegnatissimo (Cavicchioli) alla guida della Crmo, affiancato da un uomo di Massimo Giusti. Così si rimane sereni. E si spendono invece che 60, 120 milioni per l’ex ospedale. Il minimo... Per la guida di Amo si presenta un non allineato Carapellese? Si corre (metaforicamente) a Friburgo, insieme al ‘giovanotto’ Vaccari a pescare un bel Burzacchini. Funziona così.
E l’allontanamento di una voce dissonante nel mondo super-allineato delle associazioni di categoria (Alberto Crepaldi) è solo l’ultimo tassello di un disegno preciso. Un disegno che non ammette il «no». Che vive di assessori accondiscendenti (scodate della Ludovica Ferrari a parte), di un gruppo Pd assente, di consiglieri regionali e parlamentari che se ne fregano e di una opposizione evanescente.
Che vive di una corte di yes man pronti ad accettare le briciole che cadono dal piatto del sindaco-presidente (leggi le nomine in Amo, Seta e compagnia cantante) e che spera che l’apocalisse valga solo per gli altri. Quelli fuori, per citare la parabola del ricco Epulone. Un disegno che se solo Bonaccini non si fosse messo in mezzo... Beh, sarebbe stato regionale. Ma del resto a Bologna cambia solo il nome, un po’ la forma. Non lo stile. Certamente non i contenuti. Va così. Normalizzazione. Con un occhio di riguardo al mondo delle cooperazione («I finanziamenti alla mia campagna elettorale sono tutti pubblici, trasparenti e consultabili da chiunque, nel pieno rispetto della legge. La maggioranza di questi - disse il sindaco - viene da imprese cooperative, con cui non certo da oggi condividiamo ideali e passione ». E le imprese si chiamo Cpl di Casari, AeC di Zaccarelli, Cmb e Consorzio stabile modenese che figurano tra i proprietari della Manifattura). Un occhio di riguardo alla coop dicevamo (naturalmente anche a quella 3.0 di Mario Zucchelli e della sua emittente Trc) e poi via con sorrisi, tagli del nastri e inaugurazioni. E che tutti i Crepaldi, Caporioni, Vezzelli, Carapellese... di Modena stiano lì a morire di invidia.
Leo
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