Valeria.
Un’anima guerriera con ricciolini ribelli e tante storie di viaggi da raccontare.
Ha ventidue anni ma nel corso della sua giovane vita si sono frapposti dolorosi ostacoli: la perdita del padre Maurizio all’età di quindici anni e, nel febbraio 2018, la diagnosi di un tumore alle ovaie.
Fulmini a ciel sereno a cui la vita costringe Valeria e la sua famiglia a reagire. “Dopo la morte di mio padre ho capito che non potevo lasciarmi impossessare dal dolore. A volte ti può consumare ed è vitale aggrapparsi alle proprie passioni, per trasformarlo da mero dolore a energia e voglia di fare”.
“Per quanto riguarda la malattia è stato un fulmine a ciel sereno. E’ un tipo di cancro insolito per donne della mia età e i sintomi potevano essere scambiati per cose più leggere: la pancia un po’ gonfia, mal di schiena... ma avevo come un sesto senso che mi allarmava, c’era qualcosa che non andava. Ho fatto un’ecografia e abbiamo scoperto il problema”.

Nei suoi quattro mesi londinesi studia e si dedica ad esplorare ogni angolo della città fino a quando un giorno si imbatte in un negozio di capi di seconda mano che cerca volontari. E’ un charity shop e il ricavato della vendita di indumenti e accessori usati viene devoluto alla Cancer Research UK. Valeria viene accolta calorosamente dalle proprietarie che con affetto la battezzano come loro “nipotina”. “Nel negozio ho fatto un po’ di tutto, dal retrobottega alla cassa o allestivo le vetrine.

“Le piccole cose sono diventate quelle importanti. Nella vita sembra che le cose importanti siano i numeri: il numero sulla bilancia, il numero sul tuo conto in banca, i voti che prendi a scuola. Numeri usati per delineare la persona, se sei ricco o povero, magro o grasso, ma che in realtà non dicono nulla. Magari ci sono persone che come me avevano una vita tranquilla, poi all’improvviso qualcosa è cambiato e sapere che non sono sole forse può aiutarle”. Ho chiesto a Valeria se avesse un consiglio o un messaggio di incoraggiamento da dare a chi soffre e le sue parole riecheggiano ancora nella mia mente. “A volte sembra che non ci sia una via, che sia tutto nero o tutto bianco, tranquillo o agitato, ma non è così. Il mio consiglio è di chiedere aiuto, perché se la strada la si percorre tenendo la mano a qualcuno diventa meno pesante. Secondo, le proprie passioni possono dare vita. Se una persona si distrae a prescindere dalla situazione, un problema di famiglia o una disputa a lavoro, e ha delle passioni si può riuscire a trasformare il dolore in forza, in creatività, in voglia di fare, in affetto per qualcuno. Le scelte sono sempre almeno due”.
Francesca Riggillo