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Papa Gregorio, XIII, il 24 febbraio 1582, ordinò una importante riforma del calendario, che sarebbe stato chiamato in suo onore 'calendario gregoriano'.
Fino ad allora, per più di 1500 anni, era stato in vigore il calendario giuliano adottato da Giulio Cesare.
Con il sistema di calcolo del calendario giuliano si era stabilito che un anno durasse 365 giorni e 6 ore e, dopo 4 anni, 24 ore venivano recuperate con il 29 febbraio.
La durata esatta di un anno però è, esattamente, 365 giorni, 5 ore, 48 minuti è 46 secondi.
Nel calendario giuliano la durata di un anno era stata calcolata male, 11 minuti più lunga. 11 minuti di errore, ogni anno, non sono pochi quando si accumulano per secoli. Dopo 1600 anni, dalla riforma di Giulio Cesare, gli 11 minuti di differenza si erano trasformati in 10 giorni di troppo.
Con l'errore dei 10 giorni, l'equinozio di primavera era slittato all'11 di marzo e la festa di Pasqua, in pochi secoli, si sarebbe spostata sempre più vicino al Natale.
Papa Gregorio XIII corse ai ripari eliminando di un colpo, nel 1582, dieci giorni di ottobre.
Nella sua bolla Inter Gravissimas così si legge: 'Affinché l'equinozio di primavera, che dai padri del Concilio di Nicea, fu stabilito il 21 marzo, venga riportato a quella data, comandiamo e ordiniamo che dal mese di ottobre 1582 si tolgano 10 giorni dal 5 al 14...'.
Il calendario gregoriano venne adottato inizialmente solo in alcuni paesi cattolici dell'Europa occidentale come Italia, Francia, Spagna e Portogallo. Il nuovo calendario portò curiose conseguenze che si vedono ancora, come la differenza di date tra il Natale Ortodosso e quello Cattolico.
Redazione Pressa
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