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La Strage di Piazza Fontana, avvenuta il 12 dicembre 1969, è il più grave fatto di sangue dal secondo conflitto mondiale. E' stato chiamato 'Il giorno dell'innocenza perduta': l'Italia da quel momento non è più stata la stessa. Piazza Fontana segna una stagione di stragi e terrorismo, di cui il Paese porta ancora le cicatrici.
Venerdì 12 dicembre 1969, alle 16 e 37, un ordigno eslode nel salone centrale della Banca Nazionale dell'Agricoltura di Milano: muoiono 18 persone e 88 sono i feriti. Nello stesso giorno non risparmiano neppure Roma: alle 17 circa avvengono 3 altre esplosioni, una alla Banca Nazionale del Lavoro e altre 2 sull'altare della Patria; in tutto vi saranno 16 feriti. Con questi gravissimi fatti di sangue inizia la 'Strategia della Tensione'.
Alla Camera il Presidente Sandro Pertini afferma: 'Onorevoli colleghi, un vento di follia criminale si sta abbattendo sul nostro Paese e pare che abbia l'obiettivo di sconvolgere la vita pacifica della Nazione.
Noi tutti, al di sopra di ogni divisione politica, condanniamo questi crimini'. Le lunghe indagini, volte a identificare i responsabili della strage, rivelano che il crimine di piazza Fontana è opera di un gruppo eversivo di estrema destra 'Ordine Nuovo'.
Il gruppo è capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura, non più perseguibili perché precedentemente assolti con giudizio definitivo. Non è poi mai emersa una sentenza per gli esecutori materiali della strage, che ancora oggi rimangono ignoti.
Ogni anno Milano e l'Italia ricordano la strage di Piazza Fontana; si rinnova il dolore e la rabbia di amici e parenti delle vittime, nei confronti della giustizia mancata.
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>