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Stendhal, pseudonimo di Henri Beyle, uno dei più importanti scrittori francesi di sempre, morì a Parigi il 23 marzo 1842. Nella sua vita l'Italia occupò un posto molto importante. Scoprì il nostro Paese a 17 anni, quando si ritrovò al seguito dell'esercito Napoleonico.
Stendhal ci ritornò spesso in qualità di diplomatico e l'Italia per lui fu il luogo della bellezza e del piacere di vivere. Il nostro Paese lo incantò, ma l'esercito lo annoiava e dopo aver dato le sue dimissioni, tornò a Parigi, lesse molto e iniziò a scrivere.
A 23 anni intraprese una carriera diplomatica viaggiando in Europa.
Dopo la caduta di Napoleone, Stendhal si recò a Milano, si innamorò di Matilde Viscontini, un'amica di Foscolo; il suo amore non fu corrisposto ma gli ispirò la sua prima opera 'Dell'amore'.
Frequentò gli ambienti liberali italiani, ma sospettato di rapporti con la Carboneria milanese e dovette tornare in Francia.
A Parigi frequentò i circoli letterari in pieno sviluppo romantico.
Stendhal fu il fondatore del realismo moderno, ma il suo genio non fu subito riconosciuto.
Dopo la pubblicazione del secondo romanzo 'Il rosso e il nero', considerato oggi come un capolavoro, nel 1830 fu nominato Console a Trieste. Gli austriaci si opposero e Stendhal si ritrovò esiliato a Civitavecchia, città in cui scrisse diversi racconti delle 'future cronache italiane'.
Nel 1838 compose poi l'altro suo grande capolavoro della maturità, 'La Certosa di Roma'.
Stendhal, nel 1841 tornò a Parigi dove morì improvvisamente a 58 anni.
Redazione Pressa
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