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L'8 settembre 1943, il Capo del governo, Pietro Badoglio chiese e ottenne l'armistizio dagli Stati Uniti.
L'armistizio fece dell'Italia un paese allo sbando: con l'illusione della pace, gli italiani si avviarono a un lungo periodo di stenti, bombardamenti, rappresaglie, e guerra civile. Badoglio alle 19.45 dell'8 settembre dichiarò il suo proclama, sull'armistizio, che includeva passaggi molto ambigui. Non si capì il da farsi in quanto gli ordini erano uno diverso dall'altro o addirittura si contraddicevano.
I primi a pagarne le spese furono i soldati. Anche a causa del disorientamento dell'esercito italiano, il nostro Paese stremato dalla guerra fu consegnato in mani straniere, americane al Sud, tedesche al Nord. Come se non bastasse i vertici politici italiani abbandonarono le postazioni.
Con l'avanzata delle truppe tedesche, verso Roma, il Re, la Regina, Badoglio e altri pezzi grossi fuggirono dalla Capitale e andarono a rifugiarsi a Brindisi, che divenne per qualche mese la sede degli Enti istituzionali.
L'esercito lasciato solo si dissolse; le forze armate tedesche presero possesso di aeroporti, stazioni ferroviarie e caserme. I tedeschi emanarono poi le direttive per il disarmo dei militari italiani: chi accettava di combattere dalla loro parte, poteva conservare le armi; chi non lo faceva era mandato in Germania come prigioniero; chi si schierava con le forze partigiane veniva fucilato. Per i civili le cose non andarono meglio: i nazisti requisirono ogni genere alimentare e bloccarono la distribuzione di carburante.
La popolazione, che si era illusa che la guerra fosse finita, dovette prendere atto del contrario.
Il conflitto, con l'aggravante di trasformarsi in guerra civile, si trascino' ancora per più di un anno fino alla primavera del 1945. Mussolini il 23 settembre 1943, proclamò la Repubblica di Salò, mentre i partigiani diedero inizio alla guerra di liberazione.
Redazione Pressa
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