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Arridatece la Lollo

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Con molta goffaggine ha fatto immediato mea culpa, ammettendo di avere 'sbagliato sul piano terminologico', di essere 'ignorante'


Arridatece la Lollo
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Le dichiarazioni del ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida sulla “sostituzione etnica” in atto in Italia a causa dell’ondata migratoria ingovernata e ormai fuori controllo, e soprattutto le polemiche che ne sono seguite, rappresentano un esempio illuminante di quale sia ormai la cultura politica egemone in Italia e al contempo quale sia il livello del dibattito della nostra classe politica.

Dall’autunno scorso ad oggi la preoccupazione maggiore del cosiddetto governo di centro-destra guidato da Giorgia Meloni pare sia stata quella di cancellare ogni residuo dubbio di Bruxelles e Washington sulla sua affidabilità a governare secondo le regole imposte dell’agenda liberal.

Cancellate rapidamente e disinvoltamente tutte le liaisons dangereuses degli ultimi anni con gli esponenti della destra europea, dalla Le Pen a Orban, ribadito il mea culpa di prammatica sul fascismo come “male assoluto”, ostentata la fedeltà al NATOstan sulla guerra in Ucraina, condita con un miliardo e mezzo di euro in armamenti, prostrata in ogni occasione possibile davanti al novello campione del “mondo libero” Zelensky, applicate senza battere ciglio tutte le sanzioni possibili alla Russia che hanno fatto schizzare costi dell’energia e inflazione, nell’ultima finanziaria la Meloni non ha esitato a obbedire disciplinatamente anche al diktat dell’UE sul rientro nei parametri europei sul debito allentati ai tempi della pandemia.

Poco importa che oggi in Italia 5,6 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta e otto milioni in povertà relativa; se anche le previsioni di Bloomberg danno all’economia italiana il 60 per cento di probabilità di andare in recessione nel 2023, per la Meloni, immersa nel suo universo parallelo, invece “l’economia italiana va molto bene” e quelli che lo mettono in dubbio sono “Tafazzi di turno”. Insomma, neppure il banchiere Mario Draghi, il “lord protettore” della Meloni, avrebbe potuto fare di meglio (anzi di peggio). E ormai a dividere la presidente del Consiglio dalla “gemella diversa” Eddy Schlein sembrano essere rimaste le tematiche LGBTQI, l’utero in affitto e lo jus soli.

Anche la linea del Piave del contrasto all’immigrazione illegale è penosamente franata. Il tema migratorio era stato uno dei cavalli di battaglia in campagna elettorale di Fratelli d’Italia: e tutti ricordano come al tempo la Meloni evocasse nel suo programma (a pagina 32, per gli smemorati) nientemeno che il “blocco navale” per fermare il traffico di esseri umani dalle coste del nord Africa. In soli pochi mesi, la “brillante” azione governativa si riassume negli impietosi dati del ministero dell’Interno: tra gennaio e febbraio del 2023 i migranti sbarcati in Italia sono stati 14.433, quasi il triplo rispetto ai 5.474 dello stesso periodo del 2022, quando a governare era Mario Draghi con la maggioranza PD-5 Stelle-Lega. In altre parole, in un breve lasso di tempo siamo insomma passati dal “blocco navale” al “colabrodo”.

Di fronte a un bilancio così impietoso, la prudenza e il buon senso avrebbero suggerito a qualsiasi politico della maggioranza di governo mediamente accorto di osservare sull’argomento, se non un dignitoso silenzio, almeno un basso profilo. Ma prudenza e accortezza non devono essere qualità che appartengono al ministro Francesco Lollobrigida, il quale, con supremo sprezzo del pericolo, è partito lancia in resta denunciando “la sostituzione etnica” causata dall’ondata migratoria.

Con la sua uscita el cuñadisimo meloniano credeva forse di recuperare a buon prezzo qualche oncia di consenso tra un elettorato fin qui disorientato dal moltiplicarsi degli sbarchi, ma non aveva evidentemente messo in alcun conto la prevedibilissima levata di scudi dell’establishement liberal egemone nel paese.

Per una settimana mass media ed esponenti dell’opposizione l’hanno bersagliato al gioco “tre palle un soldo”; trattandolo alla stregua di un incappucciato del Ku Klux Klan, la Schlein gli ha dato nientedimeno che del “suprematista bianco”; “razzista”, “complottista”, “populista”, sono stati gli altri epiteti più gentili piovuti a sinistra e a manca. Nella foga loro fustigatoria i seguaci del melting pot sono arrivati ad accostare Lollobrigida nientemeno che al fantomatico “piano Kalergi”, d’incerta origine e talora propagandato da gruppuscoli di estrema destra. Nulla di cui stupirsi: nella cultura liberal il tema dell’”immigrazionismo” è diventato un caposaldo esistenziale al pari del “cambioclimatismo”, del “genderismo” et similia, sostituendo del tutto la “giustizia sociale”, ormai derubricato a ferrovecchio del ‘900.

Nella sua replica, un ministro della Repubblica avrebbe potuto rispondere che ignoranti sono coloro che confondono “etnia” con “razza”; che aveva semplicemente sottolineato un dato di fatto, e cioè che la combinazione di detanalità e immigrazione incontrollata ai ritmi attuali condurranno a inevitabili tensioni sociali, economiche e culturali, potenzialmente esplosive; che un paese non può sopravvivere a lungo con un simile tasso di natalità, crollato del 30 per cento in quindici anni; che per vivere pacificamente insieme in uno stato soggetto alle stesse leggi occorre condividere un’identità e costruire legami comuni mediante un laborioso processo d’integrazione, impossibile da realizzare in tempi così rapidi.

Purtroppo per Lollobrigida, il tacòn è stato peggio del buso: abbandonato dai suoi sotto il fuoco incrociato del “nemico”, con molta goffaggine ha fatto immediato mea culpa, ammettendo di avere “sbagliato sul piano terminologico”, di essere “ignorante” e di non conoscere il “il piano Kalergi”, rivendicando però di non essere “razzista”. Alla scudisciata della Schlein non ha trovato di meglio che replicare: “L’ultima volta che ho sentito parlare di suprematismo bianco stavo guardando i Blues Brothers, uno dei miei film preferiti. E non ero dalla parte dei nazisti dell’Illinois”.

C’è da scommettere che dopo l’intemerata subita dal povero Lollobrigida nessuno tra i banchi del governo oserà più alzare la testa, neppure sull’immigrazione. E a questo punto non ci resta che pensare sommessamente “arridateci la Lollo”; con la grande attrice nel governo almeno ci sarebbe qualcosa da ammirare…

Giovanni Fantozzi

Giovanni Fantozzi
Giovanni Fantozzi
Giovanni Fantozzi, giornalista e storico. Si occupa della storia modenese e in particolare del periodo della Seconda Guerra Mondiale e del Dopoguerra. Tra le sue pubblicazioni:
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