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Da un lato c'è la legge sulla par condicio che vieta, per l'intera durata della campagna elettorale, a tutti gli amministratori pubblici, di utilizzare i mezzi di comunicazione dell'ente (web, social, cartacei) per fare comunicazione diretta e personale. Ciò per evitare che la visibilità data dalla carica istituzionale sia utilizzata a fini politici ed elettorali. Dall'altro gli stessi amministratori pubblici che, pur rispettando la legge, non apparendo in prima persona e con interventi che vadano al di là della loro funzione istituzionale nei canali di comunicazione dell'ente, ne aggirano di fatto il principio ispiratore, trasformando comunque il Comune o l'ente locale in strumenti o luoghi di propaganda politica. C Ovvero proprio ciò che la legge, almeno nel suo principio ispiratore, vorrebbe evitare. C'è chi lo fa con moderazione e stile e c'è chi no.
Tra questi ultimi il sindaco di Modena, già noto per altri simili precedenti, si è nuovamente distinto. In questo caso attraverso la propria pagina Facebook dove, ha diffuso un breve e ripetitivo video, modello Tik Tok, con il quale lancia l'appuntamento elettorale PD di questa sera. Va ribadito: la legge non vieta agli amministratori di fare propaganda elettorale attraverso altri strumenti diversi da quelli istituzionale, tanto più se privati, personali e sganciati dal ruolo istituzionali. Il problema, che è più di stile e correttezza anche nei confronti delle altre forze politiche, riguarda il se e come farlo. Se attraverso mezzi non istituzionali (la pagina FB anche se da sindaco) vengono lanciati messaggi politici che utilizzano la visibilità ed i luoghi garantiti dal proprio ruolo istituzionale, da sindaco, utilizzando il comune come set per la propaganda politica, allora il problema, anche se tecnicamente non perseguibile, rimane sul piano politico.
Anche perché così è come fare passare dalla finestra tutto ciò che la par condicio ha impedito di fare passare dalla porta centrale.
Il limite è sottile ma importante. Anche l'ultimo spot elettorale di Muzzarelli è stato lanciato dalla pagina Facebook del sindaco di Modena. Non personale, di Giancarlo Muzzarelli, ma di Giancarlo Muzzarelli sindaco di Modena, più precisamente 'Per Modena'. All'interno del comune, del Municipio. Qui, dall'inizio della campagna elettorale, le stanze comunali, tra cui quella del sindaco, sono apparse spesso location in cui ospitare e fotografare e divulgare volti dei candidati PD. Con sorrisi e strette di mano. Se a questo aggiungiamo che ogni giorno si organizzano conferenze stampa in comune anche sul nulla, con frequenze e sequenze impensabili in altro periodo non elettorale, pur di fare apparire a fotografi e giornalisti gli amministratori PD ed il loro magnifico operato. Se a questo poi aggiungiamo la balconata interna del comune come location per promuovere, in formato Tik Tok, condiviso su Facebook, la manifestazione elettorale del PD e delle sinistre questa sera in piazza Matteotti, allora, pur nella legittimità, si va ben oltre.
Non basta evitare l'utilizzo dei mezzi di comunicazione del comune, in ottemperanza alla legge (legge che in passato lo stesso Comune di Modena e il sindaco hanno violato con tanto di richiamo e ammenda), per rispettarne anche il principio ispiratore. Un principio in base al quale bisognerebbe evitare o quantomeno limitare scene e atti del genere che non fanno altro fare apparire il comune al servizio di un partito e di una parte politica.
E ciò al netto del fatto che in campagna elettorale, lo sappiamo, il confine tra ruolo istituzionale e politico diventa sempre più sottile; al netto che è prevedibile (anzi ci meraviglieremmo del contrario), che un'amministratore pubblico faccia campagna elettorale per il partito che lo ha fatto eleggere e di cui espressione. Ci mancherebbe. Magari salendo sul palco politico, come farà Muzzarelli e come ha fatto, senza però fare comizi, il sindaco di Sassuolo Menani, sul palco di e con Salvini. Senza però lanciare video di propaganda elettorali dalla casa Municipale, come ha fatto Muzzarelli. Senza utilizzare costantemente le istituzioni come luoghi a consumo della politica e della propaganda di parte. Perché ci sono forme da rispettare, che sono anche sostanza, che riguardano i luoghi del Comune, la casa dei cittadini, di tutti i cittadini; luoghi che non possono, o almeno non dovrebbero, essere sviliti e utilizzati come megafono della propaganda politica. Le istituzioni che si rappresentano meritano rispetto così come lo meritano tutte le forze politiche in campo. In egual misura.
Gianni Galeotti