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I balletti politici e le costruzioni delle giustificazioni per giustificare l'ingiustificabile sono iniziati. L'Italia sta per subire lo smacco e l'umiliazione del commissariamento da parte di Mario Draghi senza che la politica (e i partiti, a parte Fratelli d'Italia) battano ciglio. L'Europa, ben appoggiata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha forzato in modo clamoroso la mano su Draghi, in pratica ci sta dicendo che siamo troppo immaturi per gestire la montagna di denaro del Recovery Fund e per questo ci impone una sorta di amministratore di sostegno, l'ex presidente Bce appunto che solo incidentalmente è italiano, ma potrebbe anche essere tedesco, francese o spagnolo. Non importa, l'importante è avere un garante europeo che tolga la sovranità all'Italietta.
Questo non è il Governo di Unità nazionale, non è il Governo di emergenza e da periodo di guerra, questo è il Governo della resa, della bandiera bianca, più bianca (perchè i soldi in ballo sono una marea) di quella sventolata con Mario Monti.
E in tutto questo nessuno (a parte la Meloni va ridetto) che si alzi, che reagisca con un moto di dignità. Non per patriottismo, ma per un minimo di amor proprio, ma proprio minimo, quello che consente di guardarsi allo specchio la sera senza provare disgusto (o almeno provarne poco). Qualcuno che dica apertamente che siamo capaci di scegliere e anche di sbagliare in proprio, che l'Italia è una grande nazione e che nessuna grande nazione si farebbe trattare come uno scolaretto indisciplinato al quale dare solo una mancetta perchè si teme possa sprecare tutto in videogame, giornaletti con le donnine nude e merendine spazzatura.
Nessuno, tutti zitti con buona pace della democrazia, anche di quella parlamentare.
Il Pd con Zingaretti (che fino a ieri gridava o Conte o muerte) si è già detto pronto a tutto, Italia Viva già è in pole position nemmeno a parlarne (del resto Draghi era l'obiettivo di Renzi e in questo è stato bravissimo a raggiungerlo), Forza Italia è pronta all'estremo sacrificio, i 5 Stelle si dividono, tentennano e poi magari si affidano a Rousseau, ma ci stanno, e la Lega pure, con Salvini che già si è dimostrato aperturista rispetto a Draghi.
Quella che stupisce è proprio la posizione della Lega. Molti pensano che Draghi abbia già in tasca l'accordo con Salvini per un appoggio al Governo in nome di una 'ripulita' rispetto alle esigenze dello scacchiere europeo (e probabilmente così è, altrimenti l'ex presidente Bce nemmeno avrebbe accettato l'incarico). Ma una cosa deve essere chiara: da domani, se Salvini dovesse entrare nel Governo dell'Italia commissariata, anche la Lega non potrà più aprire bocca. Nessun leghista si lamenti della democrazia sospesa e della cappa Europea. Da domani, se accetta Draghi, anche la Lega è partecipe, in fondo - possiamo dirlo - complice.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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