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La politica al governo di Regione, Provincia e Comune di Modena vede alternarsi gli stessi nomi. Legati ed espressione dello stesso partito. Da decenni. Nomi ai quali va attribuita la responsabilità di scelte che in campo sanitario, urbanistico, infrastrutturale, sociale ed economico hanno segnato, nel bene e nel male, segnato il destino del territorio. Ubaldo Chiarotti, referente del Comitato Salviamo l'ospedale della Bassa, ne ricorda due in particolare: Giuliano Barbolini che oltre a dieci anni sulla poltrona di sindaco di Modena fu assessore regionale alla sanità e Giancarlo Muzzarelli, attuale sindaco di Modena, già Vicepresidente della provincia, già assessore regionale alle attività produttive e, nel 1994, assessore provinciale alla sanità. Un ruolo, in campo sanitario, che a livello provinciale, Muzzarelli ha sempre tenuto ben stretto. Per quanto il ruolo glielo concedesse.
Non a caso, nonostante non sia lui il presidente della provincia, Giancarlo Muzzarelli continua ad avere il ruolo di presidente della Commissione Territoriale Socio Sanitaria che decide sugli indirizzi sull'organizzazione dei servizi sanitari e ospedalieri della provincia. E ora si ritrova paradossalmente ad attuare in prima persona scelte di politica sanitaria che per la bassa e per l'ospedale di Mirandola, sembrano l'opposto di quelle che si impegnò a portare avanti nel 1994. Anno al quale Ubaldo Chiarotti, referente del Comitato Salviamo l'ospedale della Bassa, riporta per ricordare come l'impegno di progetto messo nero su bianco da Barbolini e Muzzarelli per la realizzazione, a Mirandola, di un unico grande ospedale della bassa modenese, capace di garantire i servizi ad un bacino di circa 85.000 persone residenti nei comuni dell'area nord. Una sorta di policlinico della bassa con reparti distribuiti su sette piani. 'Non si andò oltre al quarto piano e la storia degli anni successivi è una sorta di sottrazione di servizi e posti letto', spiega Chiarotti. 'Con la nascita dell'Ausl provinciale che prese il posto delle singole unità sanitarie locali di area (per Mirandola era la numero15), si apre un'epoca di falsità fatta di tagli' - rincara l'ex docente mirandolese. 'Un processo che ha avuto una accellerazione subito dopo il terremoto, quando chiusero reparti e servizi vennero trasferiti con la promessa di un rientro che, dopo dieci anni, per per molte parti, non è ancora avvenuto. Prima del terremoto ad oggi i posti letto previsti da oltre 200, ovvero 247 se consideriamo anche Finale, sono passati effettivi, garantiti a 101. C'è qualcosa che non va'
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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