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Solo grazie agli investimenti degli ultimi 15 anni il Consorzio Bonifica di Burana sta salvando le produzioni agricole del territorio modenese ed emiliano dall'ondata di siccità estrema che ha in un inverno avaro di precipitazioni la sua origine più critica. Se non ci fossero gli impianti che con un enorme dispendio di energia elettrica prelevano l'acqua del PO con pescaggi a livelli mai così bassi per farla risalire e alimentare tutti i canali irrigui dell'area nord della provincia dove si alimentano migliaia di ettari di coltivazioni di frutta, meloni, cocomere e ortaggi, la terra sarebbe deserta e le perdite disastrose. Uno sforzo, quello del Consorzio di Bonifica Burana per garantire l'acqua, alle imprese agricole che allo stesso modo si ripete anche nelle altre zone della provincia. Con esigenze e caratteristiche diverse.
A destra e a sinistra del fiume Panaro dove, in località Altolà di San Cesario, tra gli interventi attivati in emergenza per supplire alla carenza di acqua dal Panaro, è scattato il prelievo di acqua anche dal grande invaso nell'ex cava, al centro delle polemiche nelle scorse settimane per il suo mancato utilizzo. Altro esempio: l'utilizzo delle acque reflue del processo di depurazione degli scarichi modenesi, lavorate nell'impianto di via Cavazza a Modena, che immesse nel canale naviglio, prelevate e miscelate con acque del Secchia da punti tra San Prospero e Cavezzo alimentano i canali irrigui di San Felice. Qui, nella parte più vicino a Modena dell'area nord, sarebbe dispendioso fare arrivare, pompandole in salita, le acque del Po. E' un piano emergenziale ma che conta su importanti investimenti fatti negli ultimi anni, e di oculata gestione delle risorsa idrica, quello tracciato questa mattina dal Presidente del Consorzio Burana ed ANBI Regionale e Nazionale Francesco Vincenzi e dal Direttore Generale del Consorzio Ing.
Cinalberto Bertozzi. Un piano che sta contanto anche sull'impegno degli stessi imprenditori agricoli che per forza di cose hanno dovuto stabilire priorità rispetto alle produzioni principali alle quali garantire la quantità di acqua a disposizione, programmando la rinuncia alla piena produzione di determinate colture. E le perdite per questo, sono importanti. Mais e sorgo hanno subito perdite di produzione del 30-40%. Del resto siamo di fronte ad una tempesta perfetta per il Consorzio. 'Da un lato - spiega Vincenzi - la siccità aumentata dalla scarsità di precipitazioni sia in inverno che in primavere, poi le alte temperature che aumentano il consumo e la necessità di acqua e la secca eccezionale del PO, dove si è concentrato negli ultimi anni, il grosso del prelevamento'
'Pur con tutti i limiti e rinunce, questo sistema comunque garantirà acqua fino alla fine di agosto, nel frattempo auspichiamo che il PO venga alimentato dalle piogge che dovrebbero cadere soprattutto nelle aree montane, considerando che poi in agosto la richiesta di acqua calerà per molte coltivazioni per le quali si è già giunti a raccolta''- spiega il Presidente del Consorzio.
Insomma il sistema regge ma nulla è scontato. Lo sforzo è enorme e non può diventare la normalità. Per questo è necessario che questa emergenza che sta diventando ordinaria, non venga dimenticata alla prima pioggia. 'Siamo alla sesta ondata di siccità negli ultimi 20 anni e questo deve renderci sempre più consapevoli che i piani e le opere strutturali non possono più essere rinviate. E bisogna partire subito, considerando che in Italia per una opera pubblica non si attende mai meno di dieci anni. Per noi si dovrebbe puntare su invasi, utilizzando anche le aree delle aree di cava, la creazione di piccoli bacini di contenimento delle acqua' - spiega il presidente Vincenzi.
'Basta pensare che in Spagna, paese meno piovoso del nostro, trattengono il 35% dell'acqua piovana, l'Italia solo il 10'
Redazione Pressa
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