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Mentre l'invasione dell'Ucraina nella notte da parte della Russia terrorizza l'Europa, in Italia il premier Draghi ha annunciato la fine dello stato di emergenza. O meglio, lo ha promesso, in vista del 31 marzo. 'Voglio annunciare che è intenzione del Governo non prorogare lo stato d’emergenza oltre il 31 marzo. Da allora, dal 31 marzo in poi, non sarà più in vigore il sistema delle zone colorate. Le scuole resteranno sempre aperte per tutti: saranno infatti eliminate le quarantene da contatto. Cesserà ovunque l’obbligo delle mascherine all’aperto, e quello delle mascherine Ffp2 in classe. Metteremo gradualmente fine all’obbligo di utilizzo del certificato verde rafforzato, a partire dalle attività all’aperto, tra cui fiere, sport, feste e spettacoli. Continueremo a monitorare con attenzione la situazione pandemica, pronti a intervenire in caso di recrudescenze. Ma il nostro obiettivo è quello di riaprire del tutto e al più presto”.
Le parole di Mario Draghi, pronunciate ieri a Firenze, in occasione del suo incontro con le autorità e gli stakeholders locali presso il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, sono state accolte con un applauso dalla platea.
Eppure, a ben vedere, quell'applauso è del tutto ingiustificato. Quell'applauso infatti dimentica che ancora per un mese, in Italia, unico paese al mondo, i ragazzi di 12 anni senza super green pass non potranno giocare a calcio all'aperto e non potranno salire su un bus. Ancora per un mese senza green pass non si potrà acquistare nemmeno un quaderno in tabaccheria o un paio di pantaloni in una galleria commerciale. Mentre la pandemia, che nessuno nega, è in ritirata, mentre il vaccino (pur importante a contenere i casi più gravi come dimostra la scienza) non è in grado di fermare i contagi.
L'applauso dimentica che Draghi ha parlato di dismissione (graduale) del certifcato rafforzato, non del green pass in genere. Ma l'applauso, soprattutto, dimentica l'esercito degli over 50enni, cacciati dal lavoro perchè non hanno aderito alla campagna vaccinale. Succede solo in Italia. A costoro Draghi non ha rivolto nemmeno una parola, nemmeno un accenno. Nulla. Anche dopo il 31 marzo, quando lo stato di emergenza cesserà (se la promessa di Draghi sarà mantenuta), questi cittadini rimarranno senza lavoro. Fino a quando? Fino a metà giugno, come da Decreto? Oppure verrà prorogato come ipotizzato da membri del Cts? Fino a fine anno? Per sempre? Non si sa. Uomini, donne, genitori, professionisti, operai, impiegati, insegnati, forze dell'ordine, medici, cacciati per sempre? Per loro, in assenza di una accettazione del trattamento sanitario (giusta o sbagliata che sia tale posizione non è il punto) è un fine pena mai o ci sarà una riconciliazione vera a fronte della chiusura della emergenza della pandemia?
Eppure Draghi sorride e ringrazia per l'applauso. L'applauso di chi si sente protetto e incensa il capo che generosamente concede la libertà, che dovrebbe essere diritto di tutti, solo a chi è stato obbediente. Come a scuola. Come se gli italiani fossero bambini di sei anni.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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