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Quello che sulla base delle nostre immagini era un cedimento dell'argine interno del torrente Tiepido alla base del muro di protezione dalle piene che abbiamo visto sprofondare, e che per la Regione era in realtà oggetto di una demolizione programmata (e non del collasso alla base dell'argine), potrebbe ripetersi. Poco più a valle del tratto di argine sulla cui sommità c'era il pezzo di muro in cemento armato (nella foto ora ricoperto con teloni blu). In un altro analogo tratto di muro di protezione che rischierebbe di essere compromesso da un altro cedimento nell'argine che lo sostiene. Nella immagine proposta, cerchiato in rosso, il punto della frattura nel terreno e l'inizio dello sprofondamento verso il basso del terreno che ora fa da sostegno al muro. Nulla di che se si trattasse di una situazione programmata, come descritto dalla Regione.
Anzi. In questo, come nell'altro caso, un cedimento 'naturale' anticiperebbe soltanto la demolizione del muro che stando a quanto dichiarato dalla direttrice dell'agenzia della Protezione Civile regionale, dovrebbe essere sostituito da una nuova struttura più alta di un metro prevista dall'intervento da 3,5 milioni di euro (2,8 a seguito del ribasso nell'aggiudicazione di oltre il 12%), della durata di un anno, per garantire una maggiore sicurezza in caso di piena.
Nel tratto che il 6 dicembre esondò provocando l'allagamento di parte della zona est di Modena. Qui i muretti di contenimento a protezione di case e aziende si sono susseguiti negli anni. Aggiungendo pezzi di muro a muri, verso l'alto, per recuparere decine di centimetri alla volta. Gli ultimi, sempre finanziati dalla Regione, riguardarono anche quel muro che la Regione stessa oggi intende demolire perché inadeguato.
Dopo anni di 'pezze' non serve solo alzare gli argini e costruire muretti che abbiamo costantemente osservato essere spazzati via come castelli di sabbia sulla battigia all'arrivo della piena, ma interventi strutturali che anche nelle migliori delle ipotesi, vista la delicatezza, anzi la criticità di quel nodo idraulico alle porte di Modena che nel corso di un chilometro vede la confluenza tra i torrenti Tiepido e Grizzaga e la loro immissione nel Panaro, non potrà mai essere portato a piena sicurezza. Almeno stando ai parametri dettati dalle piene TR100, centenarie. Sia per quanto riguarda il nodo della Fossalta ma più in generale in riferimento al sistema dei fiumi Secchia, Panaro e del Canale Naviglio. Sui lavori in corso alla Fossalta, sia in corso d'opera che già conclusi, rispettivamente di competenza Regione e Aipo, facciamo il punto con Massimo Neviani, del Comitato Salute ambientale Campogalliano, che anche in questo caso come in tanti altri servizi de La Pressa, ha seguito con noi alcune ore di avanzamento lavori
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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