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A partire dall'identificazione del cadavere in uno stato di decomposizione tale da non consentire (se non attraverso l'autopsia che è già stata disposta), il riconoscimento di uomo o di una donna, sono mille gli aspetti da chiarire e le domande alle quali gli inquirenti sono impegnati a dare risposte, dopo ritrovamento di un cadavere nel piccolo piazzale sterrato al termine di una strada senza uscita che da via Barca, in località San Donnino, all'altezza dei laghetti e del parco Vivi Natura, porta verso il percorso natura del Panaro, che costeggia il fiume. Anche perché se il corpo è stato ritrovato ieri sera, nel punto in cui è presente una bruciatura sul terreno annerito dal fuoco, è difficile pensare che qualcuno, nelle ore e nei giorni precedenti non lo abbia notato.
L'area del ritrovamento, pur isolata rispetto alla viabilità principale, è ben visibile anche dal percorso ciclopedonale e funge da parcheggio anche per l'area del cantierie aperto e attivo sul fiume Panaro. O semplicemente per chi può posteggiare in quel luogo l'auto, per poi proseguire a piedi sul percorso natura. Anche durante il nostro sopralluogo, a cui si riferiscono le immagini, nell'area, al di fuori del perimetro circoscritto dagli inquirenti, erano presenti auto parcheggiate, ed altre in movimento. Difficile quindi pensare che la presenza di un corpo in avanzato stato di decomposizione potesse non essere notato nei giorni precedenti in un area che abbiamo verificato essere comunque di passaggio, e di temporanea sosta, anche di giorno. Un area che sorge a pochi metri dal perimetro del parco che ospita i laghetti Vivi Natura, terminal di una strada chiusa raggiungibile in auto soltanto da via Barca. In attesa dei primi riscontri delle indagini non è azzardato dedurre che il corpo senza vita potrebbe essere trasportato in quel luogo. Il lavoro degli inquirenti, fondamentale nelle ore immediatamente successive al ritrovamento, entra nel vivo.
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Redazione Pressa
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