La beatificazione di Don Luigi Lenzini sabato in Piazza Grande
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La beatificazione di Don Luigi Lenzini sabato in Piazza Grande

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Martire ucciso barbaramente a Pavullo dai partigiani comunisti nel luglio del '45, a guerra finita. La celebrazione sarà presieduta dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi


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La sua, come quella di Rolando Rivi e di altri sacerdoti nella provincia di Modena, è una storia simbolo delle barbarie dell'immediato dopoguerra che videro molti parroci vittime delle azioni squadriste di frange di partigiani comunisti. E' la storia di Don Luigi Lenzini, originario di Fiumalbo, prelevato dalla canonica, con l'inganno, nella notte tra il 20 ed il 21 luglio 1945 nella frazione di Crocette, seviziato e ucciso sul posto. 'Aiutava tutti, nella sua chiesa non guardava il colore politico o l'ideologia, e diffondeva il messaggio di giustizia del Vangelo, anche per questo c'è chi l'ha voluto zittire per sempre' - ha ricordato questa mattina don Alberto Zironi, priore del Capitolo Abbaziale di Nonantola e presidente del Comitato per la beatificazione del venerabile servo di Dio don Luigi Lenzini, insieme e don Luigi Biagini, arciprete maggiore del Capitolo Metropolitano membro del comitato per la beatificazione durante la conferenza stampa con la quale sono stati illustrati i dettagli della celebrazione in programma sabato 28 maggio in Piazza Grande, alle ore 16, presieduta dal Prefetto della Congregazione delle cause dei santi e delegato pontificio, cardinale Marcello Semeraro.

Un martirio, il suo, riconosciuto da Papa Francesco il 27 ottobre 2020. Dopo il ritrovamento del suo cadavere martoriato si celebrarono le esequie nella chiesa di Crocette con grande concorso di clero e di popolo. Nel 2002 i resti mortali vennero traslati dal cimitero comunale alla chiesa parrocchiale di Crocette.



Storia della causa

Subito dopo l’uccisione di don Lenzini sorse vivo nella Chiesa locale il desiderio di avviare la causa per il riconoscimento del suo martirio, perché tale fu considerata la sua feroce uccisione.

Il processo penale per l’identificazione e la punizione dei colpevoli, preceduto da indagini difficili e laboriose, si concluse con l’assoluzione degli indagati, la maggior parte per insufficienza di prove, come espressamente richiesto dal pubblico ministero. Ma i nomi degli assassini circolavano, come la persuasione che la loro assoluzione fosse dovuta a intimidazioni e minacce verso i testimoni, che finirono per rettificare in sede di dibattimento quello che avevano dichiarato durante le indagini.

Per intraprendere la laboriosa via di una causa di beatificazione sul martirio occorre una ricostruzione dettagliata e sicura dell’omicidio, della sua modalità di esecuzione, delle circostanze nelle quali fu preparato e commesso, e soprattutto delle motivazioni che hanno mosso la mano degli assassini, ossia l’odio per la fede, per il clero, per la Chiesa. Nel caso di don Lenzini le ricostruzioni delle circostanze erano influenzate dall’orientamento politico dominante nella zona, coincidente con quello dei presunti colpevoli, il che non facilitava una valutazione obiettiva e serena dei fatti. Con l’andar del tempo le passioni e le divergenze ereditate dalle tristi e cruente vicende della guerra civile si andarono componendo, le persone ritenute colpevoli o implicate nell’omicidio scomparvero, rendendo la ricostruzione dei fatti sempre più libera da timori, sospetti, parzialità.

Per molti anni dunque non si parlò pubblicamente della morte di don Lenzini ma – quel che più contava – si provvide a mantenere viva la memoria di un prete fedele al proprio ministero, organizzando momenti di preghiera, raccogliendo materiale a lui relativo, nell’attesa di tempi più propizi.

Nel 2006 l’arcidiocesi di Modena-Nonantola avviò la causa per il riconoscimento del martirio del seminarista Rolando Rivi, ucciso da partigiani comunisti il 13 aprile 1945, beatificato nel 2013. L’inchiesta diocesana si svolse in un clima sereno, senza polemiche od ostacoli, e questo incoraggiò l’Arcidiocesi ad avviare la causa anche per don Luigi Lenzini, che era un suo sacerdote (il Beato Rolando Rivi apparteneva alla diocesi di Reggio Emilia, anche se morì in territorio modenese, alle Piane di Monchio).

Nel gennaio 2008 – ben 63 anni dopo l’omicidio – si costituì dunque il “Comitato per la beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio don Luigi Lenzini” che iniziò il lavoro preparatorio, ossia la raccolta di documenti, testimonianze, memorie ritenute utili per la dimostrazione del martirio in odio alla fede, e la promozione di commemorazioni della figura di don Lenzini, il tutto a sostegno della richiesta di iniziare la causa.

Il Comitato era presieduto da don Paolo Soliani e aveva come segretaria la benemerita professoressa Angiolina Grilli (1937-2016), che fece anche parte – con Gian Luca Muzzarelli e Carolina Uguzzoni – della Commissione storica, l’organo che in ogni causa ha l’incarico di ricercare, vagliare e presentare al tribunale ecclesiastico che conduce l’inchiesta i documenti giudicati utili alla dimostrazione del martirio e della diffusione della fama del martirio stesso. Con instancabile e appassionata alacrità la Grilli raccolse da archivi pubblici e parrocchiali, da biblioteche ed emeroteche, numerosi documenti che sono stati in larga parte utilizzati per lo studio del presunto martirio nel corso della causa.

La documentazione così raccolta e il perdurare della fama di martirio indussero l’arcivescovo mons. Benito Cocchi ad accogliere la petizione del Comitato, a riconoscerlo idoneo a fungere da parte attrice (ossia promotrice) della causa e ad autorizzarlo a nominare, il 10 giugno 2008, la postulatrice diocesana, che rappresentasse il Comitato presso l’autorità ecclesiastica e seguisse il complesso iter procedurale. A seguito dell’istanza della postulatrice, mons. Cocchi chiese il parere della Conferenza episcopale emiliano-romagnola e il nulla osta della Congregazione delle Cause dei Santi, che vennero formulati rispettivamente il 24 novembre 2008 e il 27 ottobre 2009.

L’arcivescovo mons. Antonio Lanfranchi poté cosi iniziare l’inchiesta diocesana, affidata a un tribunale ecclesiastico composto da mons. Angelo Cocca delegato episcopale, mons. Camillo Pezzuoli e can. Andrea Gianelli promotori di giustizia, don Gaetano Frigieri notaio attuario, Franca Soli notaio aggiunto, Angelo Rubbiani cursore. L’inchiesta si svolse a Modena dal 18 giugno 2011 al 24 novembre 2012. Nel corso di 45 sessioni furono escussi 42 testimoni: 8 sacerdoti, 2 religiosi, 29 laici e i componenti della Commissione storica. Nove testi erano “de visu”; più numerosi quelli informati per sentito dire da testi oculari (detti “de auditu a videntibus”). Alcuni testi hanno consegnato al tribunale alcune memorie scritte a suo tempo da testimoni coevi al fatto: evidentemente il ricordo del sacrificio di don Lenzini si era tramandato ed è ancora molto vivo. Alle testimonianze e ai ricordi si sono aggiunti la documentazione archivistica, la stampa dell’epoca e studi storici più recenti e obiettivi. 

Con la consegna degli atti dell’inchiesta alla Congregazione delle Cause dei Santi iniziò la seconda fase della causa, quella romana, e l’Arcidiocesi si costituì parte attrice subentrando al Comitato che aveva sostenuto la fase diocesana. La postulatrice rimase la stessa.

Il 23 gennaio 2015 la Congregazione riconobbe la validità giuridica degli atti e il 28 aprile 2015 nominò relatore della causa mons. Maurizio Tagliaferri, che seguì la redazione della “Positio”, ossia del volume – stampato in poche copie ad uso interno della Congregazione – che raccoglieva le prove documentali e testimoniali del martirio in odio alla fede esaminando per quanto possibile l’evento in tutte le sue componenti: la modalità dell’uccisione, le intenzioni degli uccisori, la predisposizione al martirio della vittima.

La “Positio”, che contava oltre 500 pagine, fu redatta dagli autori del presente articolo – l’una come postulatrice e l’altro come collaboratore – e venne esaminata prima dai consultori storici poi dai teologi e successivamente dai cardinali e vescovi membri della Congregazione.

I sei storici, riunitisi il 13 novembre 2018, chiesero alcuni chiarimenti sulla documentazione presente nella “Positio”, che la postulatrice provvide a fornire tempestivamente. Superato questo primo esame che garantiva la completezza, l’autenticità e l’importanza della documentazione storica presentata, la “Positio” venne sottoposta al giudizio di nove teologi che si riunirono il 27 febbraio 2020 e, alla luce delle prove testificali e documentali addotte, espressero unanime parere favorevole al riconoscimento del martirio. I cardinali e vescovi membri della Congregazione, nella sessione ordinaria del 20 ottobre 2020, riconobbero che il Servo di Dio fu ucciso per la sua fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Il 27 ottobre 2020 il Santo Padre ricevendo in udienza il Cardinale Prefetto della Congregazione, confermò il loro parere e autorizzò la pubblicazione del decreto sul martirio di don Lenzini, aprendo così le porte alla beatificazione. Per i martiri, infatti, non è richiesta la presentazione di un evento miracoloso ottenuto per loro intercessione, come invece è prescritto per gli altri Servi di Dio.

La Segreteria di Stato vaticana redasse poi la Lettera apostolica, firmata dal Papa in data 27 aprile 2022. In essa si stabilisce “che il Venerabile Servo di Dio Luigi Lenzini sacerdote e martire sia chiamato Beato e che se ne possa celebrare ogni anno la memoria liturgica nei luoghi e nei modi stabiliti dal diritto, nel giorno della sua morte, il 21 luglio”. Il documento verrà letto pubblicamente nel corso del rito di beatificazione.

Sarà in seguito pubblicato il Breve pontificio di beatificazione che troverà posto sull’organo ufficiale della Santa Sede, gli “Acta Apostolicae Sedis”.

 
Profilo biografico

Luigi Lenzini nacque il 28 maggio 1881 a Fiumalbo, in diocesi di Modena, e ricevette il battesimo il 31 maggio successivo. Avvertita la vocazione al sacerdozio, compì gli studi nei seminari di Fiumalbo e di Modena e fu ordinato sacerdote il 19 marzo 1904.

Svolse l’incarico pastorale di cappellano a Casinalbo e poi a Finale Emilia dove diede prova del suo coraggio nel difendere apertamente la fede dalle ideologie ispirate al materialismo, che avversavano la religione.

Dal 1912 al 1938 fu parroco a Roncoscaglia, e poi a Montecuccolo. Dopo un breve tentativo di consacrarsi nella vita religiosa presso i Chierici Regolari Minori a Roma, tornò in diocesi dove fu incaricato dell’assistenza spirituale ai degenti nel sanatorio di Gaiato. Nel 1941 fu nominato parroco di Crocette, frazione del Comune di Pavullo nel Frignano, dove rimase fino alla morte.

Il suo ministero fu caratterizzato da sollecita e cordiale vicinanza ai fedeli, soprattutto ai giovani e ai malati, senza escludere chi si dichiarava lontano dalla fede. Dimostrò autentico spirito di povertà e soccorse chi era nell’indigenza.

Uomo di profonda spiritualità e di intensa preghiera, fu devotissimo dell’Eucaristia e ne volle fare il centro della vita parrocchiale, promuovendo l’adorazione comunitaria e componendo preghiere e riflessioni.

Durante la guerra si prodigò per aiutare le persone in difficoltà. Per quanto poté, offrì rifugio e aiuto a chiunque corresse pericolo o si trovasse nel bisogno, senza distinzioni di credo religioso o di fede politica, compresi alcuni giovani partigiani della sua parrocchia, tra i quali uno dei suoi futuri assassini.

Terminata la guerra, le diverse parti politiche che avevano combattuto unite la dittatura, si trovarono in contrasto sulla struttura da dare allo Stato. I comunisti perseguivano un progetto anticlericale e antireligioso che non fece presa sulle popolazioni montane, più docili agli insegnamenti della Chiesa. Svolsero quindi una campagna di denigrazione della religione, della Chiesa e della morale cristiana che consideravano ostacolo alla loro lotta per la presa del potere.

Il Ven. Servo di Dio costituiva un avversario pericoloso per il suo ascendente sulla popolazione e per il fervore con cui dal pulpito additava il Vangelo come unica regola di vita. Ripetute esplicite minacce non riuscirono a farlo tacere e pertanto si decise di ucciderlo.

La notte del 21 luglio 1945 fu svegliato da alcuni individui con la falsa richiesta di andare ad amministrare i sacramenti ad un moribondo. Intuendo il pericolo, il Ven. Servo di Dio tentò una vana resistenza, ma i malviventi, penetrati nella canonica, lo trascinarono con loro in un vigneto dietro la chiesa dove lo seviziarono crudelmente e lo uccisero seppellendolo sul posto.

Dopo il ritrovamento del suo cadavere martoriato si celebrarono le esequie nella chiesa di Crocette con grande concorso di clero e di popolo. Nel 2002 i resti mortali vennero traslati dal cimitero comunale alla chiesa parrocchiale di Crocette.
 
Informazioni sulla celebrazione

La partecipazione alla celebrazione eucaristica, che inizierà sabato 28 maggio alle 16 in Piazza Grande a Modena, è aperta a tutti.

Per accedere ai posti a sedere in Piazza Grande occorre munirsi di pass (che attesti la certezza di un posto libero in uno dei 6 settori in cui sarà divisa la piazza: A-B-C-D-E-F) e presentarsi ai punti di accesso dalle 14 e non oltre le 15.45: iniziata la celebrazione, i posti non occupati saranno considerati liberi e occupabili da chi si presenta senza pass. Non è invece consentita la partecipazione in piedi nei settori in cui sono state sistemate le sedie in Piazza Grande.

Sul pass si trova indicato un settore e un numero progressivo che attesta il numero seriale del pass e non un posto specifico nel settore.

Oltre ai posti a sedere in Piazza Grande (nei 6 settori), sono disponibili 300 posti in Duomo con possibilità di partecipare alla celebrazione mediante l’ausilio di un maxischermo. L’accesso in Cattedrale è libero (ma è necessario esibire un pass per sedersi) fino ad esaurimento posti. In caso di maltempo, la celebrazione si svolgerà in Duomo e i pass che avranno la priorità sono quelli rilasciati per Piazza Grande.

Per chi non riuscirà a sedere in Piazza Grande o in Duomo ci sarà la possibilità di seguire la celebrazione in diretta tv e streaming su TRC (canale 11, www.modenaindiretta.it) e TvQui (canale 17, www.tvqui.it). Il pass si considera valido solo se rilasciato (o ricevuto) dalla Curia arcivescovile di Modena-Nonantola.

Per procurarsi un pass e assicurarsi un posto a sedere si può inviare una e-mail a lenzinibeato@modena.chiesacattolica.it indicando nome e cognome e quanti posti si vuole riservare; presentarsi direttamente in Curia arcivescovile (rivolgersi a Francesco Arcaroli); presentarsi direttamente in Piazza Grande dalle 14 alle 15.30 di sabato 28 maggio e ritirare il pass (presso i punti di ingresso in Piazza Grande o del Duomo per i posti in Cattedrale). I pass verranno distribuiti fino ad esaurimento posti.

La beatificazione è l’atto ufficiale con cui la Chiesa cattolica approva il culto di una persona, di cui ha accertato l’eroicità delle virtù, il persistere della sua fama di santità e il desiderio nel popolo di Dio di poterla venerare. Dopo questo solenne riconoscimento, è possibile nella diocesi che ha promosso la beatificazione celebrare la memoria liturgica e invocare l’intercessione di quel beato.

Il Papa, accogliendo la richiesta dell’arcivescovo Erio Castellucci a nome della Chiesa di Modena- Nonantola, ha scritto una Lettera apostolica, un atto del suo magistero con il quale coinvolge la sua autorità, per riconoscere la legittimità della venerazione di don Luigi Lenzini.

Il cardinale Marcello Semeraro, come rappresentante del Papa e prefetto della Congregazione delle cause dei santi, leggerà la Lettera apostolica che autorizzerà la Chiesa di Modena-Nonantola a venerare pubblicamente don Luigi Lenzini, sacerdote e martire. Da questo momento sarà possibile celebrare la memoria liturgica di questo martire: sarà il 21 luglio, data del martirio.

Dopo la lettura della Lettera apostolica, sarà scoperta l’immagine del beato e verrà portata all’altare una reliquia, che da quel momento è possibile venerare, e si esprime la gioia di questo dono nell’inno liturgico e nelle espressioni di ringraziamento al Papa, per voce del suo rappresentante. La Messa proseguirà dunque con il «Gloria».

Saranno sei i vescovi che concelebreranno la Messa di beatificazione di don Luigi Lenzini sabato 28 maggio, in Piazza Grande a Modena, presieduta dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi e delegato pontificio: oltre a Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, i modenesi Enrico Solmi, vescovo di Parma, Giacomo Morandi, vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, Giuseppe Verucchi, arcivescovo emerito di Ravenna-Cervia, Lino Pizzi, vescovo emerito di Forlì-Bertinoro; insieme a loro anche Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia.

La Messa sarà concelebrata anche dai vicari generali delle diocesi di Modena-Nonantola e Carpi, Giuliano Gazzetti ed Ermenegildo Manicardi, e da oltre 40 sacerdoti. In Piazza Grande ci saranno i parenti del beato e nutrita sarà la partecipazione delle comunità parrocchiali di Fiumalbo (150 persone esclusi i parenti) e Pavullo (oltre 100 persone).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La visita del cardinale Semeraro ai luoghi del beato

 

Dopo aver presieduto la Messa di beatificazione di don Luigi Lenzini, il cardinale Marcello Semeraro si recherà nei luoghi a cui è legata la vita del beato. Il prefetto della Congregazione delle cause dei santi raggiungerà nella serata di sabato Fiumalbo, dove domenica 29 maggio presiederà alle 11 la Messa di Ringraziamento in San Bartolomeo Apostolo, la chiesa parrocchiale in cui don Lenzini ricevette il battesimo. Il cardinale visiterà anche il paese, facendo tappa davanti alla casa natale del beato e al Seminario. Nel pomeriggio, dalle 16, Semeraro sarà poi a Crocette per un momento di preghiera e la venerazione del luogo della sepoltura del beato: il Gruppo campanari del Frignano suonerà le campane a festa, seguiranno una suonata d’organo, un canto, la lettura tratta dalla biografia degli ultimi istanti della vita del beato e l’orazione da parte del cardinale, che si concluderà con la benedizione ai presenti.

 

Una nuova sepoltura per le spoglie del beato a Crocette

Nella chiesa di Crocette, luogo del martirio, don Luigi Lenzini ha una nuova sepoltura: le spoglie precedentemente contenute nella parete laterale destra, sotto l’immagine della Madonna, sono ora contenute in un pilastro in marmo bianco che va ad innestarsi nell’altare centrale, con basamento, cimasa e croce in marmo rossi e un solco, riempito in pasta di vetro rosso, a rappresentare la terra che raccoglie il sangue dei martiri dando frutto per la Chiesa. Il 13 maggio si è concluso il processo di traslazione dei resti mortali del futuro beato.

Proprio a Crocette, il 21 luglio 2021, si è aperto l’anno di preparazione alla beatificazione del servo di Dio don Luigi Lenzini, con la Messa presieduta dall’arcivescovo Castellucci nel 76° anniversario della sua uccisione in odium fidei. La celebrazione si è svolta all’esterno della chiesa di Crocette, dopo una fiaccolata con partenza dal cippo del martirio. L’arcivescovo si è poi recato all’interno della chiesa di Crocette per venerare le spoglie del futuro beato, nella vecchia sepoltura.

 

Sussidi e iniziative editoriali

L’anno di preparazione alla beatificazione di don Luigi Lenzini è stato accompagnato da una serie di iniziative, che hanno riguardato anche il settimanale diocesano «Nostro Tempo», inserto domenicale di «Avvenire», con una rubrica fissa curata dalla postulatrice Francesca Consolini e dal marito Fausto Ruggeri a partire da domenica 6 marzo: in undici puntate è stata ripercorsa la vita di don Lenzini, dalle origini fino al martirio, con un’anteprima dedicata alle «luminose stelle nella santità del cielo modenese» per ricordare tutte le cause di canonizzazione in corso nell’arcidiocesi di Modena-Nonantola. Consolini e Ruggeri, inoltre, si sono occupati della pubblicazione di un volume sulla vita del nuovo beato: Don Luigi Lenzini. Martire della fede e della verità (Artestampa, 2022) con prefazione scritta dall’arcivescovo Erio Castellucci. Il libro è disponibile negli uffici di Curia e si potrà trovare anche sabato 28 maggio in Piazza Grande, dove verrà allestito un apposito banchetto. Sempre in preparazione alla beatificazione, l’arcidiocesi di Modena-Nonantola ha predisposto due sussidi: uno con gli schemi di preghiera per l’adorazione eucaristica nell’anno pastorale 2021-22, proposti alle comunità come appuntamento mensile, e uno sui luoghi del venerabile servo di Dio don Luigi Lenzini (Fiumalbo, Modena, Casinalbo, Finale Emilia, Roncoscaglia, Montecuccolo, Gaiato e Crocette di Pavullo). Le parrocchie di Pavullo hanno inoltre predisposto due sussidi: uno con i testi per la Via Crucis del Venerdì Santo e uno con i testi di preghiera per il Rosario, la Novena e l’Adorazione nel mese mariano.

 

 


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