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E' la solita storia. Aziende avanti nello sviluppo e nelle ricerca di nuove tecnolgie e applicazioni, e istituzioni, che dovrebbero avere il ruolo di volano, indietro. Con il freno a mano rispetto ad aziende che interra emiliana, trainano. Sta già di nuovo succedendo nel campo dell'idrogeno, e nella sua applicazione nel settore dell'autotrazione e non solo. L'inaugurazione, nei giorni scorsi, della sede del centro di ricerca Unimore, in area privata, a Modena Est, se da un lato ci ha dato la conferma che Modena non è stata ancora in grado di garantire uno spazio pubblico per strutture e ricercatori che stanno sviluppando questa tecnologia (gli spazi frutto della rigenerazione urbana a Modena sono da decenni al palo), dall'altro ci ha confermato che pubblico e privato stanno viaggiando ancora a due velocità. Anche in un campo come quello dell'idrogeno in cui la ricerca costa, tanto.
Perché nel territorio dei motori Università e aziende sono già da anni oltre alla ricerca applicata. Qui i componenti e gli impianti ad idrogeno per autotrazione sono già realtà produttiva. In continua evoluzione.
A Cavriago di Reggio Emilia, nella sede della Landi Renzo, azienda leader specializzata nella produzione di impianti a gas per motori termici, è già iniziata la produzione di componenti e impianti a idrogeno da autotrazione. Ma attualmente la domanda in Italia, è ancora bassa per non dire nulla. Almeno per garantire grandi numeri. I mezzi alimentati a celle di combustibile si contano sulla punta di una mano. Cosa diversa in Cina, dove i mezzi di trasporto pubblico di intere città sono già alimentati così e dove i pezzi di ricambio ed i componenti vengono fatti arrivare dall'Italia, dove la domanda ancora non esiste.
Non a caso, la Landi Renzo ha come principale cliente la Cina. Realtà che chiedendo centinaia di pezzi, sta consentendo alla Landi Renzo di investire sullo sviluppo di questa tecnologia. In attesa che il mercato si smuova anche in Italia e in Europa. Sul come abbiamo parlato con Damiano Micelli, Ingegnere del gruppo Landi Renzo e la risposta è chiara. 'La tecnologia c'è, e c'è già la produzione. Noi ci poniamo con i nostri impianti e componenti, tra le bombole e il motore, le celle' - afferma Micelli. 'Per non rischiare di rimanere chiusi dentro un giro in cui non si producono mezzi perché non esiste la rete distribuzione e non c'è la rete di distribuzione perchè non c'è la domanda, bisognerebbe investire su quest'ultima e qui il ruolo delle istituzioni potrebbe essere fondamentale' - spiega. Anche perché, e questo potrebbe davvero rappresentare la chiave di volta, per garantire una rete capillare per l'idrogeno si potrebbero utilizzare, con le opportune modifiche, gli impianti per la distribuzione del gas naturale. La sfida alle istituzioni è lanciata.
Gianni Galeotti
Redazione Pressa
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