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L'assessore all'ambiente del Comune di Modena Alessandra Filippi (verdi), riporta dichiaratamente la nota stampa già inviata da Hera a La Pressa pochi giorni dopo la pubblicazione delle foto e delle immagini raccolte direttamente sul luogo e da diversi cittadini, della nuvola nera che il 6 gennaio venne emessa dal camino del termovalorizzatore di via Cavazza, per rispondere all'interrogazione che su quel fatto è stata presentata dal Consigliere comunale di Forza Italia Piergiulio Giacobazzi. Nell’interrogazione il consigliere ha chiesto se agli Uffici comunali o alla Polizia locale “siano giunte segnalazioni sull’emissione anomala durata circa un’ora, se Hera abbia fornito chiarimenti e se nel corso del 2020 si siano registrati sforamenti, orari o giornalieri, nelle emissioni dal termovalorizzatore di inquinanti monitorati”.
La presenza di un pennacchio di fumo maggiormente visibile sulla sommità del camino del termovalorizzatore di via Cavazza, come accaduto nel pomeriggio dello scorso 6 gennaio, e riportato da La Pressa, sulla base anche delle numerose segnaazioni di cittadini da diverse aree della città, “è un fenomeno normale e innocuo - ha affermato l'assssore - che si può verificare nella stagione fredda. È provocato, infatti, dal vapore acqueo presente nei gas caldi che escono dal camino e che quando entrano in contatto con l’aria fredda esterna condensano, generando una nuvola molto visibile. Si tratta, in sostanza, dello stesso fenomeno che nelle giornate fredde trasforma il nostro respiro in una nebbiolina bianca e, appunto, visibile. Il colore nero che è stato evidenziato può essere anche effetto del controluce e dipende dal punto in cui viene osservata'
Nella risposta, l’assessora Filippi ha specificato che la normalità del fenomeno è ulteriormente confermata anche dai dati delle emissioni medie del termovalorizzatore rilevati nella giornata del 6 gennaio, e liberamente disponibili sul sito di Hera, che si attestano abbondantemente al di sotto dei limiti per tutti gli inquinanti monitorati (acido cloridrico, ossido e monossido di carbonio, biossido di zolfo, ossidi di azoto, acido fluoridrico, polveri, carbonio organico totale e ammoniaca) senza segnalare alcuna anomalia.
L’accumulo e la permanenza del pennacchio di fumo nel cielo, ha aggiunto Filippi, sono favoriti in inverno quando è più frequente il fenomeno dell’inversione termica, cioè di un aumento della temperatura dello strato atmosferico che aumenta, anziché diminuire, man mano che si sale di quota: questo fenomeno, insieme alla scarsa presenza di vento, genera una stabilità che limita il rimescolamento verticale dei fumi e, quindi, la loro dispersione.
Per quanto riguarda i dati complessivi del 2020, l’assessora ha sottolineato che, come rilevato da Hera, le emissioni hanno pienamente rispettato i limiti previsti, sia quelli contenuti nel decreto Ambiente del 2006, sia quelli, più restrittivi, prescritti nell’Autorizzazione integrata ambientale del termovalorizzatore di via Cavazza. Non risultano, dunque, valori anomali rispetto ai dati storici, così come per la portata, la temperatura e la pressione dei fumi.
Dopo aver chiesto la trasformazione in interpellanza, Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia) si è augurata che sia confermato il programma di spegnere il termovalorizzatore entro il 2034 e Giovanni Bertoldi (Lega Modena) ha affermato che “occorrerà un ripensamento sul termovalorizzatore per diminuire l’inquinamento”.
Nella replica, il consigliere Giacobazzi ha detto che l’interrogazione “è un modo per tenere l’attenzione sul termovalorizzatore ed essere aggiornati sui dati delle emissioni e risposte sui dubbi sollevati dai cittadini”.