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Panaro: le tre fasi del collaudo epocale delle casse di espansione

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Per la prima volta dopo 30 anni sarà allagata anche la cassa secondaria nell'abitato di S.Anna. Massimo Neviani: 'Ma non inciderà sulla sicurezza del fiume'


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Partirà alla fine di aprile, con l'avvio della prima fase, il collaudo della cassa di espansione del fiume Panaro. Dopo 30 anni dalla sua inaugurazione, e a 9 dal suo adeguamento (con il montaggio delle paratoie sul manufatto della diga di sbarramento e che dal 2012 hanno reso dinamico il funzionamento della cassa e regolabile dall'uomo la capacità di contenimento del bacino principale da circa 18 milioni di metri cubi di acqua), la cassa potrà essere collaudata. In tre fasi corrispondenti a tre livelli, da un minimo ad un massimo dell'acqua. Sarà un evento, soprattutto nella parte finale, prevista per fine 2021 e 2022 davvero impressionante e mai visto. Basta pensare che l'immagine riportata in foto, scattata dal drone, e riferita alla piena del 6 dicembre (che a valle provocò la rottura dell'argine e l'alluvione a Nonantola), immortala il livello dell'acqua del bacino a monte della diga a 10,5 metri, già circa mezzo metro sotto il livello massimo di 11,07 autorizzato e raggiunto nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre.

Un livello che sarà raggiunto nella seconda delle tre fasi. Perché la terza presenterà uno scenario mai visto. Il livello dell'acqua sarà portato a 12,5 metri, praticamente allo sfioro della sommità della diga e ad un livello che porterà il bacino principale a tracimare in quello secondario da circa 4 milioni di metri cubi di acqua il cui argine esterno costeggia l'abitato di S.Anna nel quale scatteranno tutte le attività di allerta di protezione civile e di sicurezza. Fasi che sono state riassunte dall'Ingegnere Aipo Luigi Mille nel corso dell'ultima seduta del consiglio provinciale e che riproponiamo in audio accompagnato dalle immagini del bacino della cassa. Un audio in cui si fa chiarezza anche su un tema molto dibattuto anche in sede politica rispetto alla creazione e al mancato utilizzo della cosiddetta cassa secondaria.

Una cassa divisa dal bacino principale da un passaggio a sfioro che tiene divido i due bacini, creato a protezione dei terreni che in quel bacino a causa dei mancati espropri hanno continauato ad essere coltivati. Ce ne occuperemo nei prossimi giorni. Tornando al merito dell'atteso collaudo, registriamo l'intervento dell'esponente del Comitato Salute Ambientale di Campogalliano Massimo Neviani che negli ultimi mesi ci ha spesso accompagnato nei sopralluoghi dei punti più critici del nodo idraulico modenese. 'Si tratta di un evento importante ma che non inciderà rispetto alla situazione di 'non sicurezza' del fiume Panaro' - afferma Neviani. 'Purtroppo abbiamo visto in occasione dell'ultima piena che a fronte del buon funzionamento della cassa di espansione, che ha tagliato il picco di piena mantenendo l'acqua in uscita a valle ad un livello di teorica sicurezza, l'argine non ha retto ugualmente. Gli argini a valle non sono mai stati adeguati nemmeno alla capacità della cassa di espansione dopo l'adeguamento a piene TR50. Fatto sta che oggi, e anche dopo il collaudo della cassa di espansione, il fiume continuerà a non essere in sicurezza. Senza considerare che per parlare di messa in sicurezza del fiume, in tutti i suoi elementi, dalle casse di espansione agli argini, bisognerebbe parlare di piene centenarie. Ma su questo punto, purtroppo, è stato confermato che non esistono nemmeno i progetti'

Gi.Ga.

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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