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'Io non ho chiesto i voti per il Pd, ma per combattere i sovranisti, i cialtroni e i populisti. Io non ho mai mentito a uno degli elettori che mi ha dato la preferenza. Io con due terzi di questo partito dissi che mai avrei fatto un Governo coi 5 Stelle e mantengo quelle parole'. Così Carlo Calenda ospite della Festa nazionale dell'Unità di Ravenna ha spiegato ieri le ragioni del suo addio al Pd. Un intervento applauditissimo dal popolo Pd che evidentemente non vuole l'accordo coi 5 Stelle.
'Questo partito doveva essere il baluardo contro i populisti, è una battaglia storica che se pensate di risolverla alleandovi coi 5 Stelle sbagliate enormemente - ha detto Calenda sempre tra gli applausi -. Nicola Zingaretti prima ha ceduto sulla trattativa, poi ha ceduto su Conte, esempio del trasformismo italiano.
E adesso? Oggi ci troviamo con Luigi Di Maio che ci dà un ultimatum e ci siamo bevuti pure il voto su Rousseau. I 5 Stelle erano a pezzi e con queste scelte ora ci stiamo facendo dettare l'agenda da loro'.
Parole accolte da una vera ovazione, con l'altra ospite di Marco Damilano, Paola De Micheli (fedelissima di Zingaretti e passata dal 'no ai 5 Stelle' a paladina della alleanza), costretta a incassare.
'Io sono contrario a fare alleanze con chi ha valori opposti. Io non capisco molto di politica, ma capisco di negoziati e vi assicuro che i negoziati così non si fanno - ha detto ancora Carlo Calenda tra gli applausi -. I 5 Stelle erano piegati e noi li stiamo facendo rivivere, ricrescono nei sondaggi e li abbiamo resuscitati.
Così il Pd, accettando chi ci accusava di essere il partito di Bibbiano, non governerà per i prossimi 30 anni perchè gli italiani non vorranno mai un partito che fa un compromesso sulla dignità'.
'Eppure ci siamo messi paura. Ci siamo inventati che Salvini, uno che beve mojito mezzo nudo al Papeete, è il fascismo. Con la più grande giravolta trasformista degli ultimi 20 anni senza battere ciglio pensate di recuperare il voto dei delusi e dei giovani? Io non vado via da questa comunità. E' questa comunità che è andata via dalla battaglia e si rifiuta di battersi. Io la tessera l'ho ancora nel portafoglio e ve la lascio, ma se volete battervi io resto, mi dimetto dal Parlamento europeo e mi prendo il collegio più difficile che c'è alle elezioni politiche per combattere insieme. Io voglio lottare col Pd non ho nessuna voglia di uscire dal partito democratico, ma se non volete farlo io lo faccio fuori dal Pd'.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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