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I penalisti modenesi aderiscono convintamente allo stato di agitazione proclamato dall'Unione delle Camere Penali Italiane in seguito alla presentazione da parte di esponenti del M5S di un emendamento alla Camera dei Deputati in materia di prescrizione dei reati, la cui approvazione porterebbe - dicono - 'alla celebrazione di processi penali eterni. A danno sia degli imputati ma anche delle vittime dei reati'. In particolare, la Camera Penale Carl'Alberto Perroux, ha già attivato contatti con i parlamentari modenese per un confronto di merito sul provvedimento e sulle ragioni del no.
'Tale proposta, pubblicamente sostenuta dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, afferma l'Avvocato Guido Sola, Presidente della Camera Penale Carl'Alberto Perroux, sancirebbe la sospensione del decorso dei termini di prescrizione dei reati con la pronuncia della sentenza di primo grado sino al “giudicato definitivo”, senza peraltro operare alcuna distinzione tra sentenza di condanna o di assoluzione.
Simile riforma determinerebbe, nei fatti, la celebrazione di procedimenti penali potenzialmente infiniti con grave danno sia per gli imputati, presunti innocenti sino alla pronuncia di una condanna in via definitiva, sia delle vittime dei reati che vedrebbero frustrate le proprie aspettative di giustizia a causa di tempi processuali oltremodo irragionevoli.
I processi penali, dunque, potrebbero costringere cittadini innocenti a rimanere imputati per tempi indefiniti e potenzialmente in eterno determinando, di contro, l'inflizione delle più gravi sanzioni previste dal nostro ordinamento ad enorme distanza di tempo dalla commissione del reato, con buona pace di qualsiasi utilità della pena sia in termini rieducativi sia pure nei termini di quella “difesa sociale”
Ancora una volta lo Stato – che da poco più di un anno aveva “allungato” i termini di prescrizione con provvedimenti duramente criticati dalla avvocatura e dalla gran parte dei massimi scienziati del diritto penale italiano – scaricherebbe le conseguenze delle proprie inefficienze sui cittadini, così frustrando i più elementari diritti scolpiti
nell'art.
111 della nostra Costituzione con cui si è stabilito che il processo, per essere giusto, debba essere definito in tempi ragionevoli.
Simile proposta appare, purtroppo, conclude Sola, la evidente manifestazione di una cultura intrisa di populismo giudiziario, lontana dai principi liberali propri dei paesi democratici, che vede nell'imputato un colpevole da punire a prescindere dalla celebrazione di un equo processo, senza tener conto del fatto che il numero più elevato di prescrizioni dei reati
si registra nella fase delle indagini preliminari e che, pertanto, la proposta di modifica del sistema attuale non comporterebbe alcun significativo risultato in termini di “efficienza”
Redazione Pressa
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