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Chiusura di piazze e di strade dopo le ore 21, stop ad ogni forma di celebrazione civile o religiosa, sagre e feste di paese. Divieto assoluto di praticare attività fisica e ludica sportiva anche dilettantistica e amatoriale a contatto con altre persone. Compreso il gioco dei bambini anche all'aperto. Queste alcune delle misure apparentemente incredibili con gli occhi di oggi, ma reali e da non dimenticare, 'partorite' dal governo Conte tre anni fa. In piena emergenza pandemica e che consentì all'esecutivo italiano di introdurre provvedimenti dal forte connotato politico (e come venne dimostrato successivamente senza presupposto scientifico soprattutto in termini di protezione della salute pubblica), capaci però di condizionare e limitare le libertà personali ed i diritti della persona, arrivando ad intaccare anche il diritto al lavoro.
Attraverso strumenti di cui venne ugualente dimostrata l'inefficacia e l'assenza di fondamento scientifico, come il Green Pass sfociato poi in modo altrettanto scientificamente infondato nella sua applicazione, in super-green pass. Collegato all'avere fatto non più due ma, entro un certo periodo dalla seconda, anche la terza dose.
Un certificato verde applicato in modo da renderlo ancora più grottesco, oltre che surreale. Per consentire l'accesso contingentato, anche in aree pubbliche, all'aperto, solo in presenza di persone non solo 'bi' ma 'tri'-dosate' e ad una distanza non inferiore ad un metro. 'Davanti, dietro e a lato, se sedute'. Sì, per Decreto si arrivò a specificare anche questo. Anche la distanza al ristorante, in orari definiti e in assenza di divisorie in plexiglass, che facevano apparire anche una cena a due come un incontro tra cliente e operatore in un ufficio postale.
Dove è negato il contatto fisico e consentito solo quello verbale e visivo. Come quelli che si consumavano nelle cosiddette stanze degli abbracci delle Cra, separati dal nylon, per mesi unica possibilità di fugace, e spesso ultimo contatto, tra persone anziane in strutture (protette ma come dimostrò il numero record di morti, nemmeno troppo), con i propri cari, prima di subire anche l'ultimo obbligo di legge: quello di morire soli, senza nessuno accanto. Perché questo successe e questo non dobbiamo dimenticare. Anche perché i danni provocati dalle politiche anti-covid saranno poi dimostrate (quelle sì anche sotto l'aspetto scientifico), nei mesi del post covid, e ancora oggi. Effetti negativi, a volte cronici, importanti ed evidenti che la stessa medicina dello sport di Modena (un tempo muta), confermò ripetutamente e recentemente.
Effetti anche sotto il profilo psicologico, provocati presumibilmente anche da un groviglio di regole contorte e contraddittorie tutto ed esclusivamente made in Italy che variava e vietava addirittura gli orari di apertura delle attività di ristorazione a seconda che il consumo fosse al tavolo, in piedi, consentendo alle prime di chiudere a mezzanotte e alle seconde alle 18. Ma lasciando senza limitazioni e senza regole i ristoranti sulle autostrade e negli aeroporti.
Ma la cosa più desolante è che tutto ciò venne accettato, in nome di un solo presunto interesse superiore. Si dimostrò che l'interesse superiore c'era ma non era quello sanitario e di salute pubblica semplicemente perché soprattutto nella seconda parte della fittizia emergenza, questi non c'erano.
E anche questo bisogna ricordare, perché senza memoria non ci sono gli strumenti per poter combattere e sviluppare alcun pensiero critico e diffuso, necessario quando tutto ciò ritornerà. Non solo sul piano sanitario.
Gi. GA.
Redazione Pressa
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