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1999: Muzzarelli e Montezemolo contestati per il tracciato nord TAV

Una rappresentante degli imprenditori agricoli protesta in piazza Grande. Muzzarelli era allora Vicepresidente della Provincia

L'immagine dell'imprenditrice agricola che a cavallo tra il vecchio ed il nuovo secolo, alla vigilia della conferenza dei servizi che sancì definitivamente il passaggio del treno ad Alta Velocità a nord della città, evitando il percorso centrale, evoca una delle discussioni più accese sulle scelte politiche che definirono lo sviluppo (o il blocco dello stesso), infrastrutturale e logistico della città. Ai tempi Giancarlo Muzzarelli, prima di ricoprire la carica di Assessore regionale e, negli ultimi anni, di sindaco di Modena e Presidente della provincia, ricopriva la carica di Vicepresidente della provincia con deleghe forti (di fatto un Presidente ombra rispetto al Presidente Graziano Pattuzzi), compresa quella sui trasporti e sulle infrastrutture. Insieme a Luca Cordero di Montezemolo, che ai tempi era Presidente di Confindustria Modena, era fortemente contestato perché legato alla scelta del tracciato nord dell'Alta Velocità.
Quello che poi venne realizzato, e che prevedeva il passaggio a nord di Modena, centrando in pieno ed attraversando la discarica di rifiuti di via Caruso gestita dall'allora Meta, oggi Hera. Discarica che venne tagliata in due con l'asportazione migliaia di tonnellate di rifiuti per appalti da capogiro. Un tracciato, quello nord, contestato soprattutto da coloro (soprattutto all'opposizione), che ritenevano più opportuno il passaggio centrale del treno ad Alta Velocità (come a Bologna o Reggio Emilia), ritenuto dai dagli stessi sostenitori, come l'unico capace di rilanciare, attraverso i grandi investimenti legati alle opere infrastrutturali di collegamento o a servizio della linea, l'intera fascia ferroviaria centrale a ridosso del centro storico che sarebbero state realizzate. Una fascia ferroviaria che forse non a caso è rimasta per buona parte ancora al palo nel processo di riqualificazione, insieme alla esclusione di fatto di Modena dai servizi offerti dall'Alta Velocità e alla trasformazione urbanistica ed infrasttrutturale che ne sarebbe conseguita. Tra cui il trasferimento mai avvenuto dello scalo merci ferroviario nella nuova sede di Marzaglia, mai realizzati, così il trasferimento della stazione della autocorriere nella zona dello scalo merci, ancora oggi in un limbo
Gi.Ga,
Quello che poi venne realizzato, e che prevedeva il passaggio a nord di Modena, centrando in pieno ed attraversando la discarica di rifiuti di via Caruso gestita dall'allora Meta, oggi Hera. Discarica che venne tagliata in due con l'asportazione migliaia di tonnellate di rifiuti per appalti da capogiro. Un tracciato, quello nord, contestato soprattutto da coloro (soprattutto all'opposizione), che ritenevano più opportuno il passaggio centrale del treno ad Alta Velocità (come a Bologna o Reggio Emilia), ritenuto dai dagli stessi sostenitori, come l'unico capace di rilanciare, attraverso i grandi investimenti legati alle opere infrastrutturali di collegamento o a servizio della linea, l'intera fascia ferroviaria centrale a ridosso del centro storico che sarebbero state realizzate. Una fascia ferroviaria che forse non a caso è rimasta per buona parte ancora al palo nel processo di riqualificazione, insieme alla esclusione di fatto di Modena dai servizi offerti dall'Alta Velocità e alla trasformazione urbanistica ed infrasttrutturale che ne sarebbe conseguita. Tra cui il trasferimento mai avvenuto dello scalo merci ferroviario nella nuova sede di Marzaglia, mai realizzati, così il trasferimento della stazione della autocorriere nella zona dello scalo merci, ancora oggi in un limbo
Gi.Ga,

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