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La Modena che non cambia. Nelle amministrazioni e nei problemi che si ripetono, come in un eterno ritorno. Anche sul fronte della sicurezza, e di quella struttura realizzata ex novo in via La Marmora, che dagli inizi degli anni 2000 ha ospitato stranieri irregolari sul territorio, e finalizzata alla loro identificazione, rimpatrio ed espulsione. Termini che cambiano anche sulla base della ciò che risulta politicamente corretto. Prima chiamati CPT (Centri di Permanenza Temporanea), poi CIE (Centri di identificazione ed espulsione), poi CPR (Centri di Permanenza e rimpatri). Anche se poi alla fine, il risultato non cambia più di tanto. Sono centri destinati a raccogliere, in una situazione controllata, coloro che risultano non in regola rispetto alla normativa sull'immigrazione. Non è cambiato nulla se non fosse che da sei anni circa quel centro è chiuso e tutti coloro che dovrebbero esserci perché irregolari, oggi sono solitamente liberi di circolare.
Per il resto, non è cambiato nulla, nemmeno il dibattito che oggi come ieri, come 16 anni fa, ne ha anticipato l'apertura o, nel caso odierno, la riapertura.
Era l'ottobre del 2002 quando un Ordine del giorno votato ed approvato dal Consiglio Comunale in vista dell'apertura del CPT, chiedeva al governo l'impegno a garantire il potenziamento dell'organico necesssario, con ben più dei 25 agenti promessi. Esattamente come oggi. Ok all'apertura, con un si bipartisan all'apertura del centro ma a patto di vedere garantire gli organici specifici per quella struttura, senza andare a intaccare quelli garantiti al servizio di questura e commissariati. Dopo 16 anni non è cambiato nulla.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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