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Nel numero di ottobre del mensile del Comune Modena lo stesso Piano lanciato nel 1999 per il recupero della Fascia ferroviaria nord e non realizzato, se non in minima parte, torna alla ribalta con gli stessi toni, gli stessi
contenuti, gli stessi particolari (e gli stessi, o quasi impegni economici) con cui fu presentato 17 anni fa. I circa 100
ettari prospettati di parchi urbani, nuove residenze, nuovi uffici, ci sono ancora tutti, come nel ‘99.
Con lo stesso degrado che ha attraversato generazioni e perfino il passaggio dalla lira all’e u ro.
E a proposito di soldi non è cambiato di tanto nemmeno l’impegno finanziario previsto in un altrettanto replicato
mix pubblico privato, passato dai 100 miliardi di lire del ‘99 ai 60 milioni di euro del 2016.
Progetti al palo da 18 anni
Dalle ex Vinacce all’ex Benfra, dall’ex Pro Latte allo scalo merci, passando per l’ex mercato bestiame, l’ex Corni e l’ex consorzio agrario.
Sono 8 i grandi ex comparti industriali della fascia ferroviaria nord di Modena. Insieme formano una superficie
da 800.
000 metri quadrati (equivalenti a 100 campi da calcio), che dal 1999 attendono di essere riqualificati. Perché da quando, in quell’anno, il Comune guidato dall’allora sindaco Barbolini e dall’assessore all’urbanistica Palma Costi, inviò alle famiglie modenesi un allegato al il giornalino comunale che illustrava il Piano di riqualificazione della fascia ferroviaria (sottoscritto da Regione, Comune di Modena, IACP e privati per un impegno da circa 100 miliardi di vecchie lire), solo un comparto e mezzo su 8 otto è stato, ad oggi, riqualificato.
Stiamo parlando dell’exVinacce (dove è sorto anche il cinema multisala Victoria) e di una parte dell’ex Corni (dove è sorta anche la nuova sede del comando provinciale dei Carabinieri). Il resto, tra fallimenti di società, difficoltà finanziarie dei privati (proprietari o di coloro che ne avevano rilevato parti), carenza di risorse pubbliche, scelte politiche cambiate, e burocrazia amministrativa, è rimasto al palo. Lasciando macerie dove dovevano nascere
uffici, discariche a cielo aperto dove oggi ovevano esserci nuovi parchi, degrado al posto di case.
Quel piano del 1999 che nei successivi 10-15 anni avrebbe dovuto (leggiamo testualmente) «eliminare le aree degradate per garantire una Modena ricucita da nord a sud, più ordinata, più sicura, con più verde, con più servizi e collegamenti più veloci» è, nel suo complesso, fallito. Realizzato a macchia di leopardo, per circa il 15 per cento. Quella Modena prospettata e promossa come sfida ed impegno politico ed amministrativo è rimasta sulla carta.
La stessa carta, nel materiale, nella forma e nei contenuti che a 17 anni di distanza da quella inviata dal Comune alle famiglie modenesi nel 1999 è tornata ad essere inviata nella posta dei cittadini residenti. Nel numero di ottobre del mensile del Comune di Modena quello stesso Piano lanciato nel 1999 e non realizzato, se non in minima parte, torna alla ribalta con gli stessi toni, gli stessi contenuti, gli stessi particolari (e gli stessi, o quasi, impegni economici) con cui venne presentato 17 anni fa. La chiave di volta per superare un immobilismo destinato a durare chissà ancora per quanto e riqualificare quei circa 100 ettari tutt'oggi di macerie e degrado è ora rappresentata dal bando periferie, per premiare progetti urbani di riqualificazione e che ha premiato il progetto presentato da Modena relativo proprio alla fascia ferroviaria nord. Sarà la volta buona o soltanto l'ennesimo annuncio? Fatto sta che ad oggi quei 100 ettari di prospettati parchi urbani, nuove residenze, nuovi uffici, sono ancora tutti (o quasi) o prati incolti o, soprattutto, comuli di macerie. Come nel ‘99. Lo stesso degrado di ieri; lo stesso che ha attraversato generazioni e perfino il passaggio dalla Lira all’E u ro.
Eredità scomoda
E a proposito di soldi non è cambiato di tanto nemmeno l’impegno finanziario previsto in un altrettanto replicato
mix pubblico privato, passato dai 100 miliardi di lire del ‘99 ai 60 milioni di euro del 2016.
Simbolo del fatto che ciò che doveva essere realizzato allora, è ancora lì. Fermo. Un’eredità enorme che pesa, anche in termini finanziari e non solo politici, come un macigno in capo agli amministratori di oggi (che se comprendiamo i livelli comunale, provinciale e regionale coinvolti negli interventi del piano, sono in
parte rimasti gli stessi), chiamati, per forza di cose, a farsene o rifarsene carico.
L’opportunità che oggi ha spinto gli amministratori a rimettere mano a quel Piano ‘che non fu mai’ è arrivata dal
‘Bando periferie’, il Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città capoluogo, lanciato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Un bando dal quale il Comune di Modena, in accordo con una serie di altri soggetti pubblici e privati (oltre alla società di trasformazione urbana CambiaMo e cooperative di costruzioni, c’è anche l’Un ive r si t à , l’Ausl e, nuovamente, Rete ferroviaria italia), proverà a ricavare finanziamenti per 18 milioni di euro da destinare proprio agli interventi suddetti che dopo 17 anni, ancora aspettano.