Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Il presupposto di questo contributo è quello che già aveva motivato la giunta Pighi, nel 2009, ad introdurlo: l'integrazione scolastica dei minori nomadi. Che, in soldoni, si traduceva in questo: visto che la scuola è oggettivamente uno dei maggiori veicoli e strumenti di integrazione, e visto che è molto difficile, se non in molti casi impossibile, convincere le famiglie nomadi a mandare i loro figli a scuola, le si incentiva pagando loro la benzina per portarli con mezzi propri vista la 'scomodità' o l'indisponibilità del trasporto pubblico.
Un elemento, quest'ultimo, relativo alla difficoltà dell'utilizzo del trasporto pubblico o alla mancata copertura del servizio rispetto alle esigenze, che in ultima analisi potrebbe essere mututato, anche se provocatoriamente visti i contesti differenti da cui sorgono le difficoltà, ai tempi attuali. Anche perché l'ipotesi di agevolare un servizio privato, anche nella logica delle pool-car, si scontrerebbe, al di la delle astruse ipotesi di modificare l'interpretazione del significato del termine congiunto, con le stesse norme di sicurezza che impediscono di sfruttare la piena disponibilità di posti sul trasporto pubblico.
Gli scorsi anni il provvedimento ha fatto scattare la critica di chi, in linea di principio, più che per le cifre in ballo (circa 11.000 euro), aveva contestato il privilegio concesso ai nomadi rispetto alle famiglia che non lo sono e per le quali, nonostante l'indicatore Isee, non esistevano delle misure di sostegno che contemplassero direttamente il rimborso per il trasporto diretto del proprio figlio a scuola.
Cosa che invece era prevista per le circa 69 famiglie residenti nei campi nomadi del comune.
Certo è che se la misura specifica di contributo per l'utilizzo del mezzo privato nel percorso casa scuola, fosse rinnovata e prevista solo per i nomadi, assumerebbe maggiormente la forma di ciò che in tempi 'non di emergenza' era parsa ai più. Un privilegio, se non una discriminazione all'incontrario, verso una determinata minoranza sulla base di una distinzione sociale che, proprio in termini di una reale integrazione, sempre più non avrebbe ragione di esistere
Gi.Ga.