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Il nostro Paese è da sempre noto in tutto il mondo per la qualità del cibo. Negli ultimi tempi, questa fama si sta consolidando ulteriormente grazie all’aumento del consumo di prodotti alimentari biologici.
Gli italiani li comprano sempre di più online. Non è un caso che siano aumentate le piccole attività che hanno scelto di intercettare la propria clientela tramite e-shop dedicati alla vendita prodotti biologici, provenienti da tutta la nazione come da specifiche aree, dai monti del Trentino Alto Adige con le loro celebri mele e con delizie come i crauti fino all’Emilia Romagna con la piadina.
I dati sulla crescita dei consumi alimentari bio sono evidenti già da tempo. Per rendersene conto, basta rammentare i numeri messi in primo piano, nel giugno dello scorso anno, in occasione della settima edizione del Forum Food, rassegna di eventi nel corso della quale è stata confermata la sempre più viva tendenza, in Italia, di lasciare da parte il cosiddetto cibo spazzatura per abbracciare i vantaggi del bio.
A consolidare ulteriormente la situazione ci pensano i numeri relativi agli ettari coltivati con agricoltura biologica, che non hanno eguali in Europa. Il nostro Paese, infatti, svetta con oltre 2 milioni di ettari, circa il 19% della superficie coltivabile a livello nazionale (per la Germania si parla dell’11).
Junk food, la perdita di quota dei consumi
Sempre in occasione del già citato Forum Food, è stato possibile confermare che, in Italia, il consumo di junk food sta perdendo quota a vista d’occhio. Si parla di una riduzione dei consumi superiore al 4% e di un corrispondente aumento dell’acquisto di prodotti bio pari al 7,5% medio.
Un segno, a detta di molti, di un ritorno alle origini per un Paese che, come già detto, è da sempre considerato il top a livello nazionale quando si parla di buon cibo.
Le sfide per il futuro
Se, nonostante il trend inflattivo che ha cominciato solo alla fine del 2023 a rallentare la sua morsa, per chi opera nella filiera del food & beverage bio il momento, lato fatturato, è positivo - nel 2023, le vendite dei prodotti hanno superato la soglia dei 5 milioni di euro, con i consumi fuori casa a fare da padroni - c’è da lavorare molto lato effettiva consapevolezza dell’utente finale.
Secondo altri dati emersi lo scorso anno durante i giorni del Forum Food, solo un intervistato su sei nel corso di un’indagine sulle conoscenze legate all’alimentazione è consapevole delle effettive caratteristiche della dieta mediterranea, considerata il regime alimentare più salutare al mondo.
Molti, per esempio, non sanno nulla della raccomandazione di cinque porzioni quotidiane tra frutta e verdura.
Inoltre, solo una persona su venti ha affermato di seguire attivamente questo regime, premiato più volte dai maggiori esperti al mondo di scienze dell’alimentazione.
Il lavoro da fare non manca. Nemmeno, per fortuna, i dati incoraggianti. Sempre secondo i numeri di indagini presentate durante i giorni del Forum, l’80% delle persone intervistate è pronta a spendere di più per un prodotto alimentare con un impatto ambientale ridotto.
Molto alta è anche la consapevolezza in merito al ruolo del packaging nella riduzione dell’impatto ambientale della filiera food (anche di quella biologica).
Lato aziende, la risposta è ottima. Sempre prendendo in mano numeri emersi dal Forum Food, circa il 38% di oltre 500 realtà analizzate considera l’approccio sostenibile come un cardine della propria filiera produttiva.
Il 32%, invece, valuta la qualità delle materie prime come punto di partenza chiave per un operato rispettoso dell’ambiente.
Un ulteriore punto emerso è la volontà di creare un approccio di natura sistemica, cercando, come attori della filiera alimentare, di aderire il più possibile agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, la cui deadline è sempre più vicina.
Redazione Pressa
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