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Non tutti immaginano che la maggioranza dei matrimoni finisce a causa dell'adulterio. A tal proposito, ci si interroga di frequente su quali prove servono per poter dimostrare l'atto di infedeltà coniugale. Inoltre, chi ha tradito e ha causato la fine del matrimonio perde il diritto di mantenimento, ragion per cui ci si preoccupa di manifestare l'effettività del tradimento da un punto di vista giuridico, raccogliendo - per l’appunto - le prove.
Nella società contemporanea, dove la tecnologia svolge un ruolo sempre più significativo nelle vite delle persone, la ricerca di prove di infedeltà coniugale può fare affidamento su una vasta gamma di fonti digitali e tecnologiche. Dispositivi come i telefoni cellulari, i computer e i tablet offrono infatti molteplici tracce elettroniche che possono essere utilizzate per scoprire un tradimento. Le chat, le email, i messaggi di testo e le attività sui social media sono solo alcune delle fonti che possono fornire prove di comportamenti sospetti.
Inoltre, esistono anche software e applicazioni specializzate – le cosiddette spyphone app, di cui l'azienda Endoacustica Europe descrive il funzionamento nel suo sito web – progettate per monitorare l'attività online e offline di un partner, sebbene l'utilizzo di tali strumenti possa sollevare questioni etiche e legali. L’argomento appare ancora oggi piuttosto spinoso, ma cerchiamo di approfondire quali sono le prove necessarie a dimostrare un tradimento.
Le prove necessarie per dimostrare l’infedeltà coniugale
Pur essendo consapevolmente vittime di tradimento bisogna arrivare al processo civile con delle prove effettive, le quali sono necessarie in vista del diritto al mantenimento. Siccome c’è parecchia rigidità a riguardo, non tutte le prove sono valide e talvolta capita che esse non vengano ammesse dal giudice. Ovviamente, dipendente dai casi. Ad esempio, le prove sotto forma di documenti sono piuttosto complesse da possedere, eppure sono quelle che incidono di più durante un processo civile nel quale si analizza l’effettività dell’adulterio.
L’obiettivo, d’altronde, è quello di provare che l’infedeltà coniugale è la vera causa del divorzio. Ma quali sono i documenti in questione?
Possono essere le scritture private, tra cui una lettera firmata dal coniuge che ha tradito dove ammette le sue colpe, oppure una ammissione di debito, nonché un atto notarile. Tuttavia, essendoci delle conseguenze è molto raro che una persona ammetta di aver tradito; il più delle volte, anzi, si tenta di negare e di dimostrare il contrario attraverso l’intervento degli avvocati. Le chat, i messaggi o le email vengono considerate prove meccaniche, e possono essere ritenute valide soltanto quando la controparte non le contesta con delle motivazioni credibili e fondate.
Le foto sono una prova concreta?
Anche nel caso in cui si posseggano delle fotografie ritraenti il momento stesso nel quale avviene l’atto di infedeltà, non è detto che esse possano risultare una prova concreta. Ad esempio, il coniuge infedele può obiettare affermando che si tratta di foto vecchie di eventi precedenti al matrimonio, rendendo perciò la presunta prova non valida. Le foto scattate dagli investigatori privati, invece, valgono pur non avendo l’autorizzazione del prefetto; tuttavia, le foto sono delle prove meccaniche che fondamentalmente possono essere contestate. Dunque, i casi relativi alle fotografie, alle email, alle chat e ai messaggi sono da giudicare in base alle argomentazioni, e allora le prove meccaniche sono realmente valide solo quando le motivazioni non giustificano la contestazione.
Possono esserci testimoni?
La risposta è: assolutamente sì. Uno o più testimoni possono rendere valida una prova meccanica come un sms o una chat WhatsApp, poiché ad esempio i messaggi dell'amante potrebbero arrivare sul cellulare del coniuge fedifrago mentre non è presente fisicamente, e chi si trova nella stessa stanza riuscirebbe così a leggerne il contenuto. Quest’ultimo va poi testimoniato davanti al giudice, per l’appunto. I testimoni possono deporre qualunque evento accaduto in loro presenza, ma non possono invece far presente al giudice di essere a conoscenza di un qualche sospetto o passaparola; i pettegolezzi non sono accettati in aula.
Redazione Pressa
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