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La risonanza magnetica mammaria non è parte degli esami di routine per la diagnosi del tumore al seno, ma in determinate circostanze può diventare cruciale. Vediamo, assieme al Dottor Fabio Zerbo, Specialista in Radiodiagnostica e membro del team di Senologia di Poliambulatori San Gaetano, in quali casi viene prescritta per individuare o approfondire un carcinoma mammario e quali vantaggi offre rispetto ad altre metodiche diagnostiche.
Diagnosi del Carcinoma Mammario
Per la diagnosi precoce del tumore al seno, è fondamentale ricordare l'importanza della triade composta da visita, mammografia ed ecografia mammaria. “Questi esami - spiega lo specialista in risonanza magnetica mammaria dei Poliambulatori San Gaetano di Vicenza - sono nella maggior parte dei casi complementari e sufficienti per una diagnosi accurata”. La combinazione di queste tre valutazioni permette di individuare precocemente il tumore alla mammella nelle donne asintomatiche.
La visita medica, effettuata da uno specialista, consente di rilevare eventuali anomalie o cambiamenti nella consistenza del tessuto mammario. La mammografia, utilizzando raggi X, è in grado di individuare lesioni anche molto piccole e microcalcificazioni sospette. L'ecografia mammaria, invece, sfrutta gli ultrasuoni per esaminare in dettaglio le strutture interne della mammella, rivelandosi particolarmente utile in presenza di tessuto denso.
Oltre a questi esami, l'autopalpazione regolare del seno da parte della donna stessa riveste un ruolo chiave nella prevenzione, permettendo di rilevare tempestivamente eventuali noduli o cambiamenti sospetti.
Risonanza Magnetica per il Tumore al Seno
La risonanza magnetica viene riservata a casi selezionati e specifici. “È raccomandata come controllo annuale, in aggiunta a mammografia ed ecografia, per monitorare un ristretto gruppo di pazienti - circa il 5-10% - ad alto rischio di carcinoma mammario familiare o ereditario, specialmente in presenza di mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2”, continua il Dottor Fabio Zerbo del San Gaetano di Vicenza.
Queste mutazioni genetiche aumentano significativamente il rischio di sviluppare tumori mammari e ovarici, rendendo indispensabile una sorveglianza più stretta.
La risonanza è anche indicata nella valutazione preoperatoria, quando si è accertata una lesione mammaria (come un nodulo), per escludere altre anomalie, un passaggio cruciale per definire il tipo di intervento chirurgico più adeguato. Questo esame è in grado di fornire immagini dettagliate del tessuto mammario, permettendo di individuare la dimensione e la localizzazione esatta del tumore e di eventuali lesioni multifocali o bilaterali.
Inoltre, la risonanza magnetica diventa fondamentale quando c’è discordanza tra i risultati della valutazione clinica e strumentale. In particolare, è utile nella ricerca della cosiddetta “lesione primitiva occulta (CUP syndrome)”, dove un linfonodo nel cavo ascellare risulta patologico ma mammografia ed ecografia sono normali. In questi casi, la risonanza può individuare la lesione primitiva non rilevabile con altri metodi.
La risonanza è anche uno strumento eccellente per lo studio delle protesi al seno, in questo caso senza utilizzo di mezzo di contrasto. Questo esame permette di valutare l'integrità delle protesi e di individuare eventuali rotture o perdite di silicone, fornendo informazioni preziose per la gestione clinica delle pazienti portatrici di protesi.
La Risonanza nel Post-Operatorio e per la Chemioterapia
La risonanza mammaria può diventare un test rilevante anche nel controllo post-operatorio. Infatti, si utilizza la risonanza magnetica della mammella come esame di secondo livello quando è necessario approfondire lo studio delle cicatrici di interventi chirurgici, in caso di sospetti ecografici o mammografici di recidive locali. La formazione di tessuto cicatriziale può rendere difficile la lettura delle immagini ottenute con mammografia o ecografia, e la risonanza magnetica offre una visione più chiara e dettagliata.
“La risonanza - aggiunge la radiologa - può essere indicata anche per valutare l'efficacia della chemioterapia preoperatoria nei tumori avanzati o quando si sospetta una recidiva della malattia”. La capacità di fornire immagini ad alta risoluzione consente di monitorare la risposta del tumore alla terapia, aiutando i medici a pianificare gli interventi chirurgici in modo più preciso.
In definitiva, la risonanza magnetica mammaria è uno strumento diagnostico molto potente, capace di fornire immagini di alta qualità che consentono di identificare anche noduli molto piccoli, spesso non rilevabili con altre metodiche tradizionali. Questa capacità di individuare lesioni minuscole e dettagliate rende la risonanza magnetica uno strumento indispensabile in alcuni contesti clinici.
È importante, però, che l'esame nelle donne in età fertile venga eseguito tra il settimo e il quattordicesimo giorno del ciclo mestruale per garantirne l'accuratezza. Durante questa fase del ciclo, infatti, i livelli ormonali sono tali da ridurre al minimo l'influenza del tessuto ghiandolare sul risultato dell'esame, permettendo una visualizzazione ottimale delle strutture interne della mammella.
In conclusione, la risonanza magnetica mammaria non è un esame di routine, ma rappresenta un prezioso alleato nella diagnosi e nella gestione del tumore al seno in casi specifici e selezionati. La sua capacità di fornire immagini dettagliate e di alta qualità la rende indispensabile in situazioni complesse, contribuendo a migliorare la precisione diagnostica e la pianificazione terapeutica.