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Gli autotrasportatori sia in conto terzi che in conto proprio possono usufruire di un rimborso sui pedaggi autostradali. Sono risorse economiche pubbliche, oggi poco meno di 200 milioni di euro l’anno, stanziate dal Governo. Di queste il 40%, secondo le ultime stime della Corte dei Conti, è assorbita da vettori esteri che transitano sulle nostre autostrade e che come le aziende nostrane hanno pure loro diritto a beneficiarne. L’entità dei rimborsi, in termini percentuali, si differenzia a seconda del fatturato aziendale, della motorizzazione dell’autocarro (dall’euro 3 a salire) e delle fasce orarie di utilizzo delle autostrade. E’ suddivisa in cinque scaglioni: più si utilizzano le autostrade e più gli sconti aumentano.
LO STATO DELL'ARTE
Per ottenerne il massimo, che in nessun caso come è stato recentemente chiarito può superare il 13%, è necessario superare i 5 milioni di fatturato.
E' per raggiungere questo obiettivo che insieme al Decreto, che ha recepito la direttiva Europea, nel 1999, sono nati molti consorzi di servizio utili ad aggregare la domanda delle piccole imprese di autotrasporto, il 75% delle quali in Italia è ancora proprietaria di un unico autocarro. Ogni associazione di rappresentanza ha poi creato il proprio consorzio di servizio di riferimento appunto per consentire ai propri associati di beneficiare dello sconto. Il meccanismo, apparentemente virtuoso, si scontra però con la realtà che pare aver trasformato questi Consorzi in centri di interesse economico. Infatti i Consorzi di servizi, sfruttando la necessità degli imprenditori ad associarsi per ottenere la quota massima di rimborsi (peraltro liquidati mediamente dopo due anni), trattengono in media per il loro servizio, di fatto solo un servizio aggregante, una percentuale media del 2-3% sui rimborsi di soldi pubblici.
Tale percentuale non è disciplinata da alcuna normativa pertanto ogni società può applicare la commissione di servizio che crede (oltre a pretendere una costosa garanzia fideiussoria).
Secondo alcuni poi il meccanismo sembrerebbe tale che dei quasi 200 milioni stanziati ogni anno dallo Stato un buon terzo potrebbe andare indirettamente a finanziare le associazioni di categoria che con le loro società di servizi si frappongono tra le autostrade e i trasportatori. Presidente dell'associazione delle autostrade è lo stesso Palenzona che presiede anche la Fai Service, maggiore beneficiaria tra quelle società di servizi.
Non solo, l'importo effettivamente erogato si è notovalmente ridotto (come emerge da questa tabella) e per questo si è via via resa ancor più sproporzionata la quota che va ai Consorzi. E allora è evidedente come agli autotrasportatori rimangano solo le briciole di una fetta di torta da poco meno di 200 milioni di euro all'anno.
In ogni caso se, talvolta, negli anni passati tali strutture hanno fornito un utile servizio da molto tempo sono state ampiamente superate dalla nuova tecnologia. Infatti, attraverso l’utilizzo del telepass, è possibile mappare h24 ogni autocarro che transita sulle strade italiane. Non basterebbe quindi evitare il farraginoso meccanismo dei Consorzi di servizi facendo in modo che lo Stato non conceda rimborsi, ma direttamente applichi uno sconto al passaggio del telepass?
LA PROPOSTA
La mia proposta è proprio questa: trasformare i rimborsi sui pedaggi autostradali, come detto attualmente a carico dello Stato per circa 200 milioni di euro l'anno (nel complesso in questi anni lo Stato ha destinato a questo meccanismo di sconti circa 2 miliardi di euro) in sconti da concedere direttamente al casello a carico dei concessionari. Tutto questo, esattamente in tali termini, accade già in altri paesi europei dove l'autotrasporto viene considerato dai concessionari un grande cliente e quindi agevolato in base al suo livello di spesa, monitorabile appunto attraverso i dispositivi di pagamento a bordo dei mezzi.
In un solo colpo si potrebbe risparmiare restituendo un effettivo beneficio economico per le imprese, erogando in tempo reale lo sconto e soprattutto rendendo più equo il rapporto con i concessionari autostradali che, dopo aver totalizzato negli ultimi anni utili più che ragguardevoli, malgrado la crisi, continuano a chiedere concessioni, dilazioni e allungamenti delle stesse. Non solo, contemporaneamente si spezzerebbe il sistema di oligopoli e lobbies che si celano dietro al caro pedaggi. Ricordo che nell'ultimo ventennio le tariffe dei concessionari autostradali sono aumentate molto più dell'inflazione assistendo ad un incremento dei ricavi del 270%.
I VANTAGGI
I vantaggi sono evidenti:
1) Lo sconto non sarebbe un aiuto di Stato e quindi potrebbe essere riservato alle sole imprese italiane e tra queste a quelle in conto terzi. Oggi oltre il 40% dei rimborsi pedaggi erogati dallo Stato italiano (fonte Corte dei Conti) sono assorbiti dai vettori stranieri che vengono così a sottrarre, oltre ai viaggi, anche gli incentivi.
2) Ogni anno i pedaggi vengono aumentati a fronte di rimborsi al palo e sempre più, con i tempi che corrono, a rischio di tagli. Di fatto i concessionari, con il puntuale aumento dei pedaggi a carico dell’utenza, si riprendono con gli interessi i rimborsi stessi mentre, con il meccanismo degli sconti, il vantaggio rimarrebbe immutato e valido in percentuale sul valore annuale dei pedaggi stessi.
3) Lo sconto di certo potrebbe essere esteso anche ad altre utenze professionali.
4) Il 2-3% dei rimborsi che oggi vanno ai consorsi (ma in alcuni casi la percentuale è purtroppo di gran lunga superiore) potrebbe essere trasformato in una percentuale fissa sugli sconti da lasciare ai concessionari per le spese tecniche che dovrebbero sostenere per implementare il progetto.
Singolare è poi quanto alcuni consorzi di servizio di emazioni di associazioni di rappresentanza promettono (e la cosa è ancora visibile e dimostrabile guardando i siti internet) ovvero rimborsi fino al 32,5% sui pedaggi con la normativa che ne fissa il limite al 13%.
Anche storture come queste con la trasformazione da rimborsi a sconti si supererebbe. Basta la volontà politica e basta avere il coraggio di non fermarsi davanti a, pur fortissimi, interessi economici.
Cinzia Franchini