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Platini a Sassuolo, anche il Re e(ra) nudo davanti alla fallace giustizia dell’uomo

Platini a Sassuolo, anche il Re e(ra) nudo davanti alla fallace giustizia dell’uomo

Essere prudenti nel giudizio è davvero un dovere, anche costituzionalmente imposto, di tutti i cittadini


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Le verità del Re sono state svelate. È successo ieri sera. Nella bellissima location del teatro Carani di Sassuolo. Nell’ambito della quinta edizione di Festival della giustizia penale.
È stato chiaro le Roi: può succedere a chiunque. Anche a le Roi appunto. A chiunque può succedere di essere ingiustamente accusato nell’ambito di un processo penale.
E, per un innocente, soprattutto se quisque de populo, affermare e comprovare la propria innocenza può davvero essere complicato. Tanto più allorquando giudici miopi decidano di fingere di non vedere l’evidenza a causa di propri, talvolta personali, preconcetti. Nel frattempo, come noto, le rotative corrono. Spesso incuranti della vera verità.
E il processo mass-mediatico stritola chi, anche laddove assolto in seguito, è comunque destinato a restare (il) mostro (che appare). Come mostro - come corrotto, nel caso di Michel Platini - essendo stato presentato, già di primo acchito, dalla stampa. Sovente giustizialista. In primis, perché incapace di comprendere che, nella vita vera, ben poco c’è di bianco e ben poco c’è di nero.
La vita vera è grigia. E le cose, nel grigio della vita vera, una volta approfondite, secondo regole di civiltà giuridica, nelle opportune sedi giudiziarie, si presentano spesso ben diverse da come sembravano essere nella concitazione del pronti-via.
Ieri sera, il Re era nudo.
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Nudo. Davanti alla giustizia dell’uomo. Che, per quanto fallace, purtroppo non risparmia nessuno. Nemmeno i Re.
Parimenti stritolati, anche negli affetti familiari, da questo potente meccanismo imperfetto. Del quale spesso ci si innamora.
E del quale ancora più spesso, soprattutto nella presente epoca storica, così prepotentemente ammalata di populismo e di giustizialismo, si abusa in chiave anche pretesamente catartica per la società. La speranza è che la serata di ieri, anche umanamente stra-ordinaria in senso letterale, possa davvero contribuire a sua volta a far capire al grande pubblico - a chi non è giurista, insomma - che di giustizia penale ben si può morire pur essendo innocenti.
E che, dunque, essere prudenti nel giudizio è davvero un dovere, anche costituzionalmente imposto, di tutti i cittadini.
Perché, talvolta, nella storia, anche le teste di Re pur innocenti sono ingiustamente rotolate nella polvere a causa del malanimo - delle fragilità - degli uomini - di noi tutti -.
Guido Sola
Foto dell'autore

Laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Dottore di ricerca in Scienze penalistiche presso l’Università degli Studi di Trieste. Già assegnista di ri...   

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