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Moschea di via Spontini, Mezzetti a Giacobazzi: 'E' attività di integrazione'

Moschea di via Spontini, Mezzetti a Giacobazzi: 'E' attività di integrazione'

E sulla definizione di moschea che si è data l'associazione stessa: 'Se qualcuno ha scritto che quella è una moschea ha sbagliato: pregano occasionalmente'


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'L’assegnazione è avvenuta in modo regolare, senza alcuna violazione dei patti previsti e i locali non ospitano una moschea, bensì attività di integrazione, doposcuola e corsi di lingua. Le polemiche sollevate sono pretestuose e rischiano di alimentare diffidenze anziché favorire percorsi di inclusione'. Lo ha detto il sindaco Massimo Mezzetti rispondendo, nella seduta del Consiglio comunale del 29 settembre, alle interrogazioni presentate da PierGiulio Giacobazzi (Forza Italia) ed Elisa Rossini (Fdi), sulla concessione dei locali comunali di via Spontini all’Associazione Sylhety che l'associazione stessa ha definito 'moschea' (sopra e qui le immagini).
Il consigliere Giacobazzi ha infatti segnalato che la stessa Associazione, attraverso i propri canali social e durante l’inaugurazione del centro, ha promosso gli spazi come luogo di culto e come moschea, ha chiesto chiarimenti alla giunta sulla destinazione d’uso dei locali prima dell’attuale concessione, sulle ragioni della loro assegnazione “in uso esclusivo” all’associazione Sylthey, sulla modalità con cui è stato calcolato il canone di affitto annuo e “il forfait delle spese per le utenze”, sull’eventuale presenza di altre richieste di concessione e se la Prefettura sia stata informata della situazione.
Rispondendo ai due consiglieri, il sindaco Mezzetti ha chiarito che le attività religiose menzionate nella delibera si riferiscono soltanto a momenti di preghiera saltuari e non programmati e che, dunque, 'non è sostenibile affermare che questi locali vengano usati come moschea'.
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Ha poi precisato che l’Associazione Sylhety, che rappresenta la comunità bangladese di Modena, è iscritta all’elenco comunale delle forme associative dall’ottobre 2024 ed è in possesso di tutti i requisiti previsti dalle “Norme regolamentari per la disciplina della concessione di beni immobili a terzi” del Comune. Il sindaco ha poi aggiunto che l’associazione, nella richiesta presentata, 'ha specificato che i locali comunali sarebbero stati utilizzati per fini di integrazione ed inclusione, per attività culturale ed interculturale, preghiere di varie religioni, corsi di lingua italiana e tutti quelli che saranno utili per l'integrazione degli uomini, donne e bambini della comunità, soprattutto per i connazionali appena arrivati'. Tutte attività previste dalle Norme comunali.
Venendo all’atto di concessione, Mezzetti ha spiegato che questo è stato regolarmente sottoscritto, repertoriato e registrato lo scorso 7 aprile, anche se al momento della presentazione dell’interrogazione, in effetti, non risultava ancora formalizzato.
Il sindaco ha poi spiegato che i locali risultano accatastati come immobili per speciali esigenze pubbliche e che non erano più utilizzati dal Settore Servizi sociali dal 2023, dopo essere stati in passato sede di riunioni di coordinamento.
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La scelta di concederli in uso esclusivo all’associazione, ha aggiunto Mezzetti, è stata dettata dalla loro idoneità e dall’ampia partecipazione della comunità alle attività organizzate. La richiesta per la concessione è stata presentata il 16 agosto 2024.
Per quanto riguarda il canone di affitto, il sindaco ha chiarito che questo “è stato calcolato secondo i valori indicati dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate”, mentre le spese per 'le utenze sono state stimate sulla base di dati storici a disposizione dell’ufficio Ambiente' e che questi potranno essere aggiornati annualmente sulla base dell’indice Istat.
Rivolgendosi direttamente al consigliere Giacobazzi, Mezzetti ha quindi ribadito che i locali sono utilizzati principalmente come punto di incontro e di sostegno, dove 'si tengono corsi di italiano e attività per ragazzi, strumenti essenziali per favorire la crescita e l’inclusione'. 'La comunità bangladese – ha detto ancora - è radicata e operosa, e non si sono mai registrati problemi o tensioni legati a queste attività. Se qualcuno ha scritto che quella è una moschea ha sbagliato – ha aggiunto il sindaco - Sarebbe come pretendere di definire “chiesa” qualsiasi luogo dove persone di fede cristiana che si ritrovano per altre finalità, pregassero occasionalmente'.
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Ha poi aggiunto che la Prefettura non ha mai chiesto informazioni e che il Comune non era tenuto a fornirle.
Concludendo, Mezzetti ha richiamato l’articolo 19 della Costituzione, che garantisce a tutti la libertà di culto, evidenziando la necessità di affrontare con serietà e senza ipocrisie il tema dell’integrazione. 'Un Comune deve impegnarsi a favorire percorsi di inclusione e di rispetto delle leggi. Polemizzare su questa vicenda significa rischiare di apparire poco tolleranti e lontani dalle sfide che la nostra comunità deve affrontare insieme'.
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