Il 30 novembre 1982 segna una delle date più importanti nella storia della musica pop: l’uscita di Thriller, il sesto album in studio di Michael Jackson. Un disco destinato non solo a rivoluzionare l’industria musicale, ma anche a definire l’immaginario visivo, sonoro e culturale degli anni ’80.
Prodotto in collaborazione con Quincy Jones, Thriller nasce dall’ambizione di Jackson di creare un’opera capace di attraversare generi e pubblici. Funk, rock, pop, R&B e persino atmosfere cinematografiche convivono in un equilibrio sorprendente. Il risultato è un album che diventerà, negli anni successivi, il più venduto di sempre e un riferimento imprescindibile per generazioni di artisti.
Le tracce parlano da sole: “Billie Jean” con il suo basso inconfondibile, “Beat It” con l’assolo di chitarra di Eddie Van Halen, e naturalmente “Thriller”, la title track che aprirà la strada al videoclip più iconico di sempre. Con la regia di John Landis, quel mini–film da 14 minuti porterà la musica pop in territori mai esplorati prima, trasformando MTV e ridefinendo il rapporto tra musica e immagine.
Ma Thriller non è solo un successo commerciale. È un fenomeno culturale che abbatte barriere razziali nell’industria televisiva, impone nuovi standard di produzione in studio e porta la figura del popstar a una dimensione globale. Cambia per sempre il modo di concepire un album: non più solo una raccolta di canzoni, ma un universo narrativo completo.
A più di quarant’anni di distanza, l’uscita di Thriller resta uno di quei momenti in cui la musica popolare cambia direzione.


