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Oggi pomeriggio alle 17.30 il Teatro San Carlo di Modena ospiterà una conferenza nella quale si indagherà il modo in cui gli artisti e gli scrittori europei che visitarono l’Italia tra Seicento e Ottocento abbiano contribuito alla costruzione del mito della penisola come Bel Paese. Un mito caratterizzato da una profonda ambivalenza, poiché al riconoscimento della bellezza dei paesaggi e delle rovine antiche si affianca l’affermazione di stereotipi sul carattere della popolazione. A parlare di queste contraddizioni sarà lo storico dell’arte Michele Dantini.
Nella piena modernità, il viaggio in Italia fu una delle tappe ineludibili della formazione intellettuale di artisti e scrittori europei. Esplorando la penisola, molti di loro rimasero affascinati dalla bellezza dei paesaggi che incontrarono e dalla grandiosità delle rovine della civiltà greca e romana che visitarono.
Tuttavia, accanto a questa visione idilliaca del territorio italiano, sorgevano pregiudizi sul temperamento della popolazione, non di rado accusata di essere indolente e al contempo propensa all’intrigo politico.
Michele Dantini insegna Storia dell’arte contemporanea presso l’Università per Stranieri di Perugia. Membro del comitato scientifico di «Predella. Journal of Visual Arts», nella sua attività di ricerca ha approfondito la tradizione naturalistica e postnaturalistica francese dell’Ottocento e le avanguardie storiche del primo Novecento. Si è concentrato, inoltre, sullo studio dell’arte contemporanea dalla fine degli anni Sessanta a oggi (in particolare Land Art e neoespressionismo tedesco) e sul rapporto tra arte, società e innovazione tecnica. Tra le sue pubblicazioni recenti: Sulla delicatezza (Bologna 2021).
Stefano Soranna
Redazione Pressa
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