“Siamo in un periodo di smarrimento: tutti i fenomeni sociali vanno gestiti e organizzati, ma qui stanno riemergendo manifestazioni di odio e questo preoccupa moltissimo. È un momento storico di irrazionalità. Le tensioni paradossalmente peggiorano nell’anno in cui l’immigrazione cala. La gente deve convincersi, col tempo, della verità delle cose: non parlo di buon cuore, mi accontento che torni la razionalità, ad esempio a proposito dei nostri problemi demografici ed economici che sono enormi”. Le parole di Romano Prodi, presidente onorario del comitato scientifico del festival della migrazione hanno chiuso la tre giorni che a Modena ha raccolto quasi 5.000 presenze.
Monsignor Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara, ha preso spunto dal titolo della terza edizione del Festival ‘Umani 100 %’ per guardare al fenomeno migratorio con una prospettiva diversa: “Dobbiamo passare dai numeri alle storie delle persone. Ci sono drammi, viaggi disseminati di sofferenze: l’umanità deve andare anche incontro a questo aspetto delle migrazioni. La preoccupazione oggi è vedere ulteriormente indebolita questa umanità, sbilanciando l’esperienza legislativa sull’immigrazione sul tema della sicurezza. Sarebbe un errore gravissimo: la parola umanità è una provocazione forte in questo contesto politico e culturale”.
Il cardinale di Agrigento e presidente di Caritas italiana Francesco Montenegro, intervenuto insieme a Yassine Lafram (presidente dell’Ucoii – Unione comunità islamiche d’Italia, e al rabbino Beniamino Goldstein) ha chiosato: “Se una comunità non è accogliente ed è rigida verso l’altro, probabilmente non ha ancora incontrato Dio. Un Dio rigido o che mette muri è un Dio che non riesco a immaginare”, anche Lafram e Goldstein sono rimasti in questo solco affermando con forza, a una voce sola, che “le religioni non sono elemento di conflitto, ma di pace e di dialogo” e spiegando che chi “usa le religioni come bandiera” lo fa in modo strumentale. Ancora Montenegro ha rilanciato: “Sono tanti quelli che non vedono i loro diritti rispettati. E tante volte facciamo i furbetti: quando vediamo qualcuno che soffre diciamo ‘tanto c’è il paradiso’. Sono vescovo di Agrigento e nella mia diocesi c’è anche Lampedusa, un’isola di 5.500 abitanti che è arrivata ad ospitare 10mila stranieri. È normale sentirsi smarriti, ma quando senti le storie e vedi i volti, capisci che quelle persone non stanno facendo una visita di piacere: una donna su un barcone non ha potuto partorire perché lo spazio non era sufficiente. Tutta questa gente che tentiamo di eliminare, sono persone che dobbiamo guardare: non sono solo pance da riempire, sono uomini che hanno bisogno di vedere riconosciuta la loro dignità.
Infine il Festival è stato insignito di una medaglia da parte del Presidente della Repubblica, a causa delle motivazioni di dialogo e confronto che animano questa iniziativa. “Il ringraziamento va al presidente Mattarella – spiegano don Gianni De Robertis e Luca Barbari, rispettivamente direttore di Fondazione Migrantes e presidente di Porta Aperta che organizzano l’iniziativa insieme ad altre realtà – che ci ha voluto fare questo grande regalo. Uno stimolo ulteriore a proseguire sulla strada, lunga e non sempre facile da percorrere, dell’incontro che porta alla vera integrazione”.
Il Festival della Migrazione è promosso da Porta Aperta, Fondazione Migrantes, Crid del Dipartimento di Giurisprudenza di Unimore e IntegriaMo, con il patrocinio di Università di Modena e Reggio Emilia, Regione Emilia-Romagna e Comune di Modena e il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Fondazione Unipolis, Bper Banca, Conad, Menù e Coop Alleanza 3.0.