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Mercoledì 14 dicembre alle 19.30, in occasione del terzo appuntamento della rassegna Voci dall’Aldilà, al Centro di Ricerca Musicale/Teatro San Leonardo, verrà proiettato il film George – The story of George Maciunas and Fluxus di Jeffrey Perkins, dedicata alla vita del fondatore del movimento Fluxus.
La proiezione di George verrà introdotta da Philip Corner − membro del movimento fin dalla sua nascita − e da Patrizio Peterlini, direttore della Fondazione Bonotto, la maggiore collezione di opere Fluxus e di poesia concreta e visiva Italia, e curatore tra l’altro, assieme a Walter Rovere, della mostra Sense Sound Sound Sense (che si è svolta a Roma nel 2016 e a Londra nel 2019) sulla musica del movimento, e della mostra-installazione La Voix Libérée. Poésie Sonore (Parigi 2019).
George, diretto da Jeffrey Perkins (anch’egli affiliato al movimento), racconta, attraverso un incredibile numero di testimonianze inedite, la singolare e difficile vita di George Maciunas, e la sua straordinaria capacità di intuire i mutamenti radicali che stavano avvenendo nel mondo delle arti contemporanee, costruendo attorno a essi una cornice teorica e un contesto per presentarli al mondo: Yoko Ono, Henry Flynt, La Monte Young, Yoshi Wada, Philip Corner, Alison Knowles, Nam June Paik, Giuseppe Chiari, Milan Knizak, George Brecht, Takehisa Kosugi, Wolf Vostell, Ben Patterson ma anche Sylvano Bussotti, Terry Riley, Frederic Rzewski, Gyorgy Ligeti, James Tenney, John Cale, Cornelius Cardew, Peter Brötzmann, e Misha Mengelberg sono solo alcuni degli artisti che in momenti diversi ne sono stati o considerati membri effettivi, o che vi hanno contribuito alle manifestazioni come compositori o performer.
Fluxus è stata l’ultima avanguardia del Novecento ad avere carattere di movimento. Fondato nel 1962 dall’architetto e designer lituano George Maciunas, è stato riscoperto pienamente solo a partire dagli anni ‘90, venendo riconosciuto come anticipatore di intere correnti artistiche successive (dal concettuale alla performance alla video-art). Fluxus ebbe inoltre la particolarità di dedicare un’enorme importanza alla produzione musicale, presentando tutte le proprie manifestazioni pubbliche come “concerti”; concerti che però demolivano sistematicamente ogni nozione accettata di forma e contenuto in musica, prendendo di mira le convenzioni d’ascolto e i valori culturali ormai obsoleti della musica classica, ma anche le pretese “scientifiche” e intellettualistiche delle più avanzate coeve esperienze classico-contemporanee europee.
Stefano Soranna
Redazione Pressa
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