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Un dipinto di proprietà del Comune di Vignola va in mostra agli Uffizi

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Si tratta del dipinto 'La Giustizia, la Carità e la Prudenza' della pittrice bolognese Elisabetta Sirani


Un dipinto di proprietà del Comune di Vignola va in mostra agli Uffizi
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Da martedì un quadro di proprietà del Comune di Vignola, normalmente esposto in una sala del municipio, sarà in mostra alla Galleria degli Uffizi di Firenze, per la mostra dal titolo: “Dipingere e disegnare da gran maestro: il talento di Elisabetta Sirani”, che rimarrà aperta fino al 10 giugno.
Si tratta, in particolare, del dipinto “La Giustizia, la Carità e la Prudenza” della pittrice bolognese Elisabetta Sirani (1638 – 1665), un olio su tela di 139 x 165 centimetri. Oltre al quadro del Comune di Vignola, l'esposizione fiorentina accoglierà più di una trentina di opere della Sirani, tra disegni, incisioni e dipinti.
Per il Comune di Vignola, che ha concesso questo prestito artistico, si tratta di una prestigiosa occasione, di rilevanza nazionale e internazionale, per valorizzare tale dipinto e la personalità della grande pittrice bolognese. L'evento fiorentino segue una mostra monografica sulla pittrice realizzata a Bologna nel 2005.



Il dipinto è stato oggetto di un vincolo ministeriale che ha riconosciuto il suo far parte del patrimonio artistico nazionale quando ancora era di proprietà privata. Tale vincolo, posto nel 2002, ha fatto sì che il Comune di Vignola potesse acquisire il bene nel 2003, con diritto di prelazione rispetto ad altri possibili acquirenti privati.

Il quadro ha un notevole interesse storico, oltre che artistico, e rappresenta una delle migliori opere della pittrice bolognese, seguace di Guido Reni. Fu eseguita nel 1664 su commissione di Leopoldo de’ Medici, grande collezionista, e alla sua realizzazione si interessò il nipote Cosimo III, futuro granduca di Toscana.

Raccontava la stessa Elisabetta Sirani: “A’ dì 13 Maggio fu in casa nostra il Serenissimo Cosimo gran Principe di Toscana a vedere le mie pitture ed io in sua presenza lavorai un quadro del sig.

Principe Leopoldo suo Zio, nel quale alludendo alle tre particolari virtù di quella gran casa, vi è la Giustizia assistita dalla Carità, e dalla Prudenza, abbozzandovi ben presto il bambino tutto, che è allattato dalla Carità ec. mi ordinò in fine una B. V, per se stesso, ed io la feci subito, e in tempo, che al di lui ritorno in Firenze l’ebbe seco. ……. Finito ch’ebbi il quadro ordinatomi dal sig. Principe Leopoldo, nel quale io volli farvi la già detta Carità, Giustizia e Prudenza, e inviatoglielo, mi regalò d’una Croce con cinquantasei diamanti”.

Il dipinto è firmato e datato in maniera davvero originale e raffinata: firma e data (1664) compaiono nel fermaglio e nella doppia fila di bottoni della veste della figura centrale, la Giustizia.

Elisabetta Sirani nacque nel 1638 e morì giovanissima a soli 27 anni, nel 1665, forse avvelenata.
Dai 19 anni in avanti ella attraversò il firmamento dell’arte bolognese - allora al vertice della considerazione critica – veloce come una meteora. Tenendo fede alle sue stesse memorie circa i dipinti realizzati, memorie che furono riportate nel 1678 nella “Felsina pittrice” da Carlo Cesare Malvasia con il titolo di “Nota delle pitture fatte da me Elisabetta Sirani”, in una decina d’anni ella fu in grado di eseguire circa 190 dipinti, molti di piccolo formato, eccellendo e venendo richiesta soprattutto per piccole opere di devozione privata.

Il suo studio fu quello del padre Gian Andrea Sirani, fedele allievo di Guido Reni, in via Urbana (al n. 257 come ricordato in guide ottocentesche), strada che porta alla chiesa di San Domenico, che fu sua parrocchia ed è luogo della sua sepoltura. Amici di famiglia furono il celebre storiografo Carlo Cesare Malvasia e quel conte Saulo Guidotti il quale, essendo suo padrino, alla morte di lei la volle tumulata entro la tomba stessa di famiglia, nella cappella Guidotti o del Rosario, che già ospitava le spoglie di Guido Reni.

Un’altra sua tela è visibile a Vignola nella chiesa parrocchiale dei Santi Nazario e Celso nella parete di destra: “La Vergine col Bambino e angeli ed i Santi Antonio e Francesco”, olio su tela di cm. 263 x 180.
L’opera, restaurata a cura del locale Rotary Club nel 1993, non compare tra quelle elencate da Elisabetta nella sua “Nota “, così come ne sono rimaste escluse altre, ma secondo la più recente lettura critica si avvicina ad opere databili al 1660 o poco dopo. La cronaca Vignolese del Belloj menziona il dipinto posto sull’altare della Famiglia Fontana - secondo a destra - della chiesa parrocchiale di Vignola; in basso a sinistra vi compare infatti lo stemma di famiglia rappresentato da una fontana d’argento in campo azzurro. Il quadro venne collocato anche se in ritardo in risposta all’esortazione fatta ai vignolesi dal Vescovo di Modena Roberto Fontana, durante una visita nel 1647, di dotare quell’altare di “un’ancona decente”.

Nei dintorni altre opere sono conservate a Bologna alla Pinacoteca Nazionale e nelle collezioni d’arte della Cassa di Risparmio di Bologna e a Modena al museo Civico d’Arte.

Redazione Pressa
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