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Un atteggiamento 'di una gravità inaudita che non trova precedenti nelle storia delle relazioni sindacali di questa azienda e che segna una frattura gravissima con tutto il personale'. Questo era ciò che avevano contestato nei giorni scorsi i sindacati ad Hera per le modalità d'uso delle 'ferie forzate' nella fase di emergenza coronavirus. Hera infatti aveva 'rigettato' una 'mediazione' e venerdì scorso, nell'ultima riunione del comitato per il contrasto al virus negli ambienti di lavoro, l'utility era rimasta ferma sull'utilizzo di 'ferie non ancora maturate'.
E oggi Filctem e Fp per la Cgil, Femca, Reti e Fit per la Cisl, Uiltec e Uilrasporti per la Uil rincarano la dose.
'Diffidiamo formalmente l'azienda dal proseguire nell’applicazione unilaterale delle misure relative alla fruizione delle ferie, comandate a tutti i dipendenti di Hera spa e Società controllate o partecipate - scrivono in una lettera inviata a Giancarlo Campri della direzione centrale del personale Hera -.
Con il DPCM 8.3.2020 il Governo ha incentivato datori di lavoro privati e pubblici della cosiddetta “zona rossa” “a promuovere la fruizione da parte dei lavoratori dipendenti dei periodi di congedo ordinario e ferie”, ferma restando la possibilità di adottare le modalità di lavoro in smartworking. La misura è stata estesa a tutto il territorio nazionale con successivo DPCM 11.3.2020, il quale ha espressamente “raccomandato” che: “a) sia attuato il massimo utilizzo da parte delle imprese di modalità di lavoro agile per le attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza; b) siano incentivate le ferie e i congedi retribuiti per i dipendenti nonché gli altri strumenti previsti dalla contrattazione collettiva; per tutte le attività non sospese si invita al massimo
utilizzo delle modalità di lavoro agile'.
'Siamo consci del fatto che le ferie, normalmente, costituiscono un diritto dei lavoratori, il cui periodo di fruizione viene però individuato dal datore di lavoro (art. 2109 c.c.), nell’esercizio del suo potere di organizzazione, tenendo conto “delle esigenze dell’impresa e degli interessi del prestatore di lavoro”, quindi la determinazione unilaterale del periodo di godimento da parte del datore di lavoro risulta illegittima allorché non vi siano comprovate esigenze organizzative e aziendali, e non si tenga conto dell’interesse dei lavoratori. Le indicazioni contenute nei menzionati DPCM – al di là di ogni valutazione in merito al rapporto tra le fonti normative – non paiono stravolgere le disposizioni ordinarie, né tantomeno aver introdotto un potere unilaterale del datore di lavoro di collocare i dipendenti in ferie forzate. Dal dato letterale della decretazione d’emergenza, è evidente che il Governo si è limitato a “raccomandare” di “promuovere” e di “incentivare” le ferie, di talché non risulta previsto un diritto/potere di “imporre” unilateralmente la fruizione delle ferie. Di conseguenza, il ricorso all’istituto dovrà sempre essere gestito di comune accordo con il dipendente, al fine di evitarne un utilizzo improprio. In secondo luogo, nel DPCM 11.03.2020 l’impiego delle ferie risulta raccomandato in second’ordine rispetto al ricorso al lavoro agile (di cui si raccomanda “il massimo utilizzo”, con previsione rafforzata al successivo n. 10), ciò che confermerebbe la volontà di ricorrere all’istituto in via residuale, da impiegare quando gli altri mezzi a disposizione siano
insufficienti'.
'Di conseguenza, laddove l’attività dei dipendenti possa essere svolta in regime di smart working, la scelta di procedere ugualmente con l’imposizione delle ferie può ritenersi in contrasto con la ratio dei provvedimenti adottati e costituirne un abuso, finalizzato allo smaltimento delle ferie arretrate, per ridurre i costi aziendali, ovvero ad una pianificazione dell’attività aziendale che obblighi il personale ad una presenza massiccia in vista di un’auspicabile ripresa, ma a discapito degli interessi e delle esigenze dei lavoratori - chiudono i sindacati -. Riteniamo pertanto che l’atto unilaterale messo in campo dalle società del Gruppo HERA sia assolutamente illegittimo, violi cogenti norme contrattuali e che l’atteggiamento dei vertici aziendali e della DCPO, assunto a partire dal 13 marzo 2020 e pervicacemente reiterato, sia scorretto e non trovi precedenti nelle storia delle relazioni sindacali di questa azienda fino ad oggi basate sul riconoscimento e l’esigibilità reciproca e delle fonti normative che regolano, anche giuridicamente, il diritto del lavoro'.
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>