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E' successo di nuovo, come è sempre successo nel passato, ogni qualvolta un governo di centro destra ha messo l'accelleratore sul tema dell'immigrazione. Facendolo, come sta nuovamente accadendo con il governo M5S-Lega e con Salvini ministro dell'Interno, in termini verbali e materiali, scomodi al 'politicamente corretto'. Inteso almeno sulla base dei canoni del multiculturalismo da salotto o del giornalismo sociale di sinistra che fa corsi con valenza deontologica per invitarci a non usare più la parola clandestino. Perché di questo, si parla.
E allora ecco che una certa sinistra, che trova riferimenti nei post di Facebook, frutto nell'intellighenzia dei Saviano dei Fazio o dei Zucconi di turno, scatta ogni volta, anche questa volta, utilizzando anche immagini o esempi di immigrazione o cittadinanza 'buona' (vedi le atlete italiane di colore vincenti ai giochi del mediterraneo), per piegarle, con un atto mentale contraddittorio (perché più o meno consapevolmente discriminatorio in quanto basato e attuato proprio sul colore della pelle), a strumento per un attacco politico verso il governo e l'avversario politico che sul tema dell'immigrazione, per una certa sinistra, è solitamente chiunque ponga una questione di legalità, di sicurezza e di ordine pubblico, legata all'immigrazione irregolare.
Operazione che non stupisce per la regolarità con la quale si verifica negli ambienti giornalistici o politici che animano il dibattito (chi è che non avrebbe immaginato un post di Saviano anti-Salvini sull'immagine delle atlete italiane di colore), ma stupisce (o meglio non finisce mai di stupire), quando viene messa in campo da amministratori pubblici, pronti a piegare il proprio ruolo pubblico e tecnico alla propaganda politica multiculturale e a posizioni palesemente di parte. Questa volta a non resistere alla tentazione di farlo è stato l'Ammnistratore Delegato di AMO (Agenzia della Mobilità di Modena), Andrea Burzacchini.
Con lui anche l'annuncio di una fermata in più del Pronto Bus al servizio della manifestazione Mondiali Antirazzisti, si è trasformata in occasione e strumento per attaccare la politica salviniana sull'immigrazione, e farsi paladino e rappresentante di una società aperta, multiculturale che, a differenza della politica di governo, apre le porte.
Compreso quelle dei Pronto Bus, quasi fossero vascelli di un'ONG caritatevole. Senza accorgersi di incorrere nello stesso, doppio errore. Che non è solo di opportunità (o meglio, visto il suo ruolo, di inopportunità), politica, ma di discriminazione con forme uguali, se non più gravi, di quelle che Burzacchini stesso vorrebbe contestare al governo.
Perché non crediamo che al Presidente Amo, o a chi lo consiglia nelle forme della comunicazione, sarebbe mai venuto in mente di dare ufficialmente una valenza politica e antidiscriminatoria all'incremento delle corse dei bus se non fosse stato riferito ad una manifestazione dedicata agli immigrati. E invece no. Si parla di una manifestazione dedicata soprattutto a loro, e allora anche i servizi hanno un peso e un valore differente. Sulla base della razza, parola condannata se pronunciata da Salvini, e osannata se evocata nel nome stesso della manifestazione multiculturale.
Come se gli immigrati appartenessero ad una categoria da proteggere, bisognosa di tutele speciali pronte ad essere garantite dai ben pensanti con le leve del potere azionato con denaro pubblico. Tutele come quelle legate ad un servizio di trasporto pubblico aggiuntivo e dedicato. Che non avrebbe nulla di strano se motivato dalla grande partecipazione all'evento, ma lo ha nel momento in cui la scelta viene palesemente motivata dalla connotazione multiculturale e dichiaratamente anti-razzista. Ed è così che anche Burzacchini fa la differenza, e traccia quella linea discriminante (da lui stesso contestata), tra chi è immigrato e chi non lo è, tra una manifestazione che parla di immigrazione ed una qualsiasi altra manifestazione di richiamo. Piegando e dando significato, proprio sulla base di questa discriminazione, anche alla sua funzione pubblica ed al servizio pubblico da lui gestito. Basandosi sulla razza, sulla condizione di immigrati e su quelle differenze che la sua politica invita a superare in nome dell'integrazione. Aprendo benevolmente le porte dei pronto-bus, attribuendosi patente anti-razzista. Dando significato politico e valore diverso ad un servizio pubblico che è per tutti, o almeno dovrebbe esserlo. Senza discriminazioni o valutazioni politiche.
Gianni Galeotti