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Erano stati eletti per fare opposizione e ora si trovano in maggioranza ad appoggiare in pieno la giunta Muzzarelli. Al di là della discutibile scelta di coerenza degli uomini della Querzè (o sarebbe meglio dire orfani della Querzè che certamente non avrebbe approvato questa scelta), il passaggio di Chincarini e Campana in Art1 ha conseguenze molto pratiche negli equilibri all'interno di piazza Grande.
Ad uscire benissimo da questo rimpasto nella coalizione che lo sostiene è Muzzarelli. Il sindaco dimostra di avere azzeccato le scelte nell'ultimo rimpasto, premiando l'ala di sinistra a dispetto dei cattolici interni al Pd (ricordiamo per questo lo scontro con il democristiano Giuseppe Boschini). La promozione dell'assessore Guadagnini e di Bosi, la non concessione di posti ai renziani e il demansionamento della richettiana Ludovica Ferrari si sono dimostrate decisioni lungimiranti. Non tanto nel merito, quanto nella strategia.
Muzzarelli ha infatti capito la completa debolezza dei malettiani che - pur numericamente in maggioranza all'interno del gruppo Pd - non hanno la capacità di dettare nessuna linea (lo dimostra la minaccia non portata a termine sul cambio di capogruppo). La Maletti è infatti completamente malleabile nelle mani di Muzzarelli che sa di non dover mai temere nulla dalla 'sorella' ex rivale alle primarie. E allora tanto vale premiare la sinistra (quella esterna al Pd) sempre agguerrita. E questa scelta infatti ha portato oggi a un rafforzamento della maggioranza.
A uscire sconfitto dall'ingresso dei due uomini della Querzè è invece il Pd e in particolare i renziani. Senza una vera guida provinciale (la segretario Bursi attende solamente di essere sostituita a fine anno), spaccato in due in consiglio comunale, il nuovo Pd modenese a trazione renziana si sta dimostrando debole e incapace di scrivere l'agenda politica. E ora con un gruppo di bersaniani a 7 a guida dell'esperto Trande, per il Pd le cose non possono che peggiorare.
Leo
Redazione Pressa
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