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'Sono convinto che il silenzio esprima meglio il disgusto'. Così Enrico Letta risponde alle parole di Matteo Renzi che nel suo libro-confessione uscito ieri lo ha accusato di 'vittimismo' e di valere 'più o meno come Civati'.
Parliamo non di due politici di secondo piano, non di un Bonaccini o un Richetti qualunque per intenderci. Ma degli ultimi due presidenti del Consiglio italiani per di più dello stesso partito. E allora il 'disgusto' che prova Letta è il 'disgusto' di chi - con cognizione di causa - vede nella politica locale e nazionale solo un patetico show da villaggio vacanze. Con il presentatore sudato che si sbraccia, i genitori che applaudono i figli sul palco e insultano i figli del vicino. Con l'illusionista al quale non riesce il gioco di magia e con le ballerine, loro sì belle, a distrarre dai piccoli interessi di bottega di ciascuno.
E' il disgusto di chi aveva consegnato per l'ennesima volta a qualcuno le proprie aspirazioni politiche, la propria idea di società, addirittura le proprie ideologie.
Renzi che scrive un libro per offendere il suo predecessore e il suo predecessore che pieno di livore si inalbera, è l'iperbole di scontri ben più miseri ma che a livello locale da sempre separano i protagonisti della vita politica. Non avversari politici, ma compagni di partito. Perché il vero avversario per la propria carriera è sempre interno. Perche' nella mente di chi detiene il potere conta solo il potere.
Dietro a sorrisi e tagli del nastro sono note a tutte le invidie che lacerano il rapporto tra Muzzarelli e i suoi assessori (Ludovica Ferrari su tutti), la rivalità tra Richetti e Bonaccini con il primo che non perde occasione per deridere informalmente il secondo salvo poi stringergli la mano e incensarlo nei discorsi pubblici.
E ancora l'odio (perché di questo si tratta) che divide ancor oggi la Maletti e il sindaco.
Ecco raccontare questo sembra sia frutto di livore o di non si sa quale rabbia atavica. O di interessi di parte: destra, sinistra, 5, 6, 10 stelle. Rosiconi! Invece è la realtà. E va detta. Una realtà malamente nascosta dall'amministratore di turno, dall'ultimo vincitore della guerra tra bande, dietro la ricerca del bene comune. In realtà del bene comune non importa nulla a nessuno, ma serve per salvare le apparenze, per giustificare la prossima battaglia interna, per piantarsi una medaglietta sul petto da mostrare al compagno di partito. E che nella medaglietta sia raffigurato Vasco, la lotta per le vaccinazioni, la battaglia contro la disoccupazione, le politiche per gli anziani non importa nulla.
Una realtà che ovviamente non coinvolge solo il Pd ma che a Modena interessa principalmente il Pd perché è questo il partito che governa da sempre. Potremmo raccontare anche delle risse nei 5 stelle o nella Lega o in Forza Italia. E lo abbiamo fatto. Ma ad oggi questi partiti almeno non governano. Almeno su di loro non pesa la responsabilità di rappresentare tutti. Almeno gli esponenti di questi partiti a Modena non usano le istituzioni (ma solo perché non ne hanno la opportunità) per dirimere liti personali. Almeno il disgusto che si prova per questi investe solo la sfera personale. Non collettiva. Per dirla con Letta meglio un disgusto solo che un disgusto elevato a potenza.
Giuseppe Leonelli